Continuamente, in ogni occasione e da più parti, anche le più insospettate, si è preso a intonare ‘Bella ciao‘.

Il paradosso non sta nel fatto che si canti ‘Bella ciao’, che ha anzi un grande valore storico ed eroico in quanto canto di riferimento della resistenza italiana e dell’opposizione al fascismo.

Il paradosso sta nel fatto che questa canzone venga oggi cantata in maniera del tutto decontestualizzata, come se fosse di piena attualità.

A intonarla, per di più, sono spesso coloro che se fossimo al tempo dei partigiani sarebbero l’oggetto critico della canzone, l’invasor a cui fa riferimento il brano.

Come i commissari dell’Unione Europea per esempio.

Decontestualizzata, cantata dalle parti più diverse: in questa maniera si uccidono una seconda volta i partigiani. Se fossero in vita oggi intonerebbero ‘Bella ciao’ contro l’Unione Europea, contro molti dei quali oggi la cantano impunemente, e si adopererebbero per una nuova liberazione.

Il nuovo potere costituito non è più quello clerico-fascista, è quello dei consumi.

Si canta ‘Bella ciao’ a squarciagola e poi si accetta con ebete euforia il manganello invisibile del mercato e del globalismo, dell’UE e del precariato. Significa non aver compreso nulla dall’antifascismo. Peggio, significa usare l’antifascismo come alibi per accettare il nuovo potere del capitale.

Molti dei quali intonano ‘Bella ciao’ stanno combattendo un nemico che non c’è più per non combattere contro il vero nemico: il capitalismo senza frontiere.

Il glorioso antifascismo dei partigiani non ha nulla a che vedere con il patetico osceno e vile antifascismo odierno in assenza di fascismo. Un alibi del potere per giustificare sé stesso.

Il glorioso antifascismo dei partigiani non è paragonabile a quello patetico di oggi

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro


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