Non ci facciamo mancare nulla: il proiettile nella busta indirizzata all’Inter è l’ultimo atto codardo di una marmaglia che vive ai margini dell’esistenza, un popolo che frequenta le latrine dei social, che non ha altro modo di farsi riconoscere se non quello di insultare, vomitare ingiurie, bestemmie. E trova anche l’alibi, la giustificazione di alcuni settori politici e dell’informazione per i quali la libertà di opinione e quella di espressione non possono e non debbono mai essere limitate.

Ma questa non è libertà è anarchia, sono black bloc che circolano mascherati da soprannomi, che si nascondono ma attaccano, aggrediscono, minacciano, ricattano. Non è soltanto un problema del football ma se invade anche il calcio allora significa che l’alta marea di sterco non riguarda soltanto lo sfogo delle fognature intasate.

E nessuno mi dica che è impossibile circoscrivere il fenomeno, perché basterebbero minuti due per smascherare gli ignoti imbecilli, perché è un paese che affoga nell’ignoranza, che insulta chi è di colore diverso, che non tollera chi ha idee diverse, che urla per interromperti, che ghigna quando provi a parlare.

Non credo che l’Inter o i suoi giocatori o Antonio Conte debbano temere eventuali attacchi terroristici o aggressioni fisiche ma questo è “agghiaccianteee!”, come lo era stato nella vicenda delle minacce di morte a Davide Lippi, quest’Italia uguale a quella che in Inghilterra aggredisce i calciatori dell’Arsenal (Kolasinac e Ozil) o che in Spagna minaccia i catalani indipendisti (Guardiola, Piqué).

Ma c’è qualcosa che è ancora più schifoso ed è l’uso della notizia. Perchè il Corriere della Sera ha sparato nel titolo e nell’articolo che quella busta e quel proiettile erano stati indirizzati a Conte che aveva presentato una denuncia. Balla, balla colossale del quotidiano di Urbano Cairo che fa di tutto per reagire alla crisi che riguarda tutti i fogli, quotidiani, periodici e affini. In altri tempi l’autore della bufala e i capi redattori responsabili della confezione della stessa sarebbero volati dalla finestra. Ma non sono più quei tempi e dobbiamo abituarci anche alle invenzioni del Corriere delle Sera.

Tony Damascelli