In questi giorni si celebra la ricorrenza della caduta del muro di Berlino del 1989. Troviamo in prima fila a festeggiare per quell’evento masse di disoccupati, precari e condannati a vite da perenni freelance.

Persone che lo dovrebbero criticare, dunque, lo celebrano.

Quell’anno infatti è stato un anno terribile. L’anno in cui sono spariti tutti i diritti sociali, tutte le conquiste del lavoro, tutte le figure del welfare che erano egemoniche prima dell’89.

In favore di cosa?

Del capitale. La classe dominante e il neoliberismo da quel momento hanno preso a trionfare inarrestabili.

Peggio del mondo diviso in due blocchi c’è solo quello che è venuto dopo: il mondo a forma di merce, il mondo del capitalismo americano, il mondo del capitalismo globalizzato dentro il quale siamo intrappolati nella convinzione che si tratti dell’unica libertà possibile.

Non c’è nulla da festeggiare nel crollo del muro di Berlino, vi è semmai di che rattristarsi.

Crollo del muro di Berlino: è il trionfo del capitalismo. Non c’è nulla da festeggiare

Radioattività, lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro


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