Nel corso di una nota trasmissione televisiva su Rai 3, peraltro ampiamente allineata con il nuovo ordine mentale, incalzato dalla giornalista, Romano Prodi ha risposto così riguardo le privatizzazioni di cui è stato responsabile in primis:

Si figuri se io volevo le privatizzazioni, mi è stato dato un ordine dal presidente Ciampi. Erano obblighi europei“.
In realtà lui, insieme a D’Alema, si vantavano allora di essere il partito delle privatizzazioni e della modernizzazione riformistica che poi ha portato alla distruzione dei diritti sociali e al taglio della spesa pubblica.

Quasi come se vi fosse stata una necessità fatale, un destino ineluttabile, Romano Prodi ha scaricato tutto sugli “obblighi europei“.
Basterebbe leggere “La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme” di Hannah Arendt per capire che l’argomento dispiegato da Romano Prodi non è poi nuovissimo e ci riporta ad alcune delle pagine più buie della storia novecentesca.

Siamo dinanzi a una vera e propria religione monoteistica dei mercati speculativi: Prodi si richiama al potere numinoso dei mercati, agli “obblighi europei”, che dall’alto giungono sulla terra di noi poveri mortali, afflitti dai mari procellosi della globalizzazione capitalistica.

Se Prodi ha privatizzato, ponendosi come il partito delle privatizzazioni, ciò è dipeso (secondo lui) unicamente dalla volontà semi-divina dei mercati e di quell’Unione Europea dalla teologia intimamente diabolica, che si abbatte sulla vita degli uomini in nome dei tagli alla spesa pubblica e dell’abbassamento dei salari.

RadioAttività, la pillola del giorno con Diego Fusaro


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