Circa una decina di anni fa il popolo italiano venne stregato da un comico che attraverso una terapia di gruppo, il “vaffa day”, sosteneva di avere ricette chiare per risollevare le sorti del Paese.

Un mio caro amico, avvezzo alla pratica dello yoga, partecipò all’intero tour per ragioni di salute.

Quella eccitazione di piazza che esplodeva in maniera ritmata nel “Vaffa” fu un vero toccasana per lui.

Lo psicologo che lo aveva in cura rimase sbalordito dai repentini progressi che la pratica rigorosa e continuativa gli procurasse. Lui poi, ci metteva del suo. Invitava gli amici a casa e nel parlare di politica replicava la terapia di piazza.

Certo dal vivo, nell’arena, era un’altra cosa.

L’intensità dell’eccitazione corale era travolgente.

La politica con la P maiuscola ormai latitava da tempo e meritava probabilmente di essere vergata sulla pubblica piazza.

Le accuse erano molteplici, come del resto i propositi, mentre le soluzioni erano poche, demagogiche e superficiali.

Il motto imperante era: la politica è tutta corrotta e va quindi, integralmente cambiata da un popolo non disposto a contaminarsi. L’obiettivo quindi, era quello di andare al governo per cambiare ogni cosa senza compromessi.

Il travaglio della politica italiana era evidente ma la cura si rivelò peggiore del male.

Poca capacità, nessuna esperienza, decisioni molto spesso opposte agli intendimenti iniziali, risultati scarsi ed inciuci, senza scrupoli, con chiunque pur di mantenere poteri e privilegi.

Una politica solida e rigorosa avrebbe risposto in maniera ferma alla demagogia ed al populismo di piazza.

Avrebbe tentato di offrire una buona amministrazione. Invece no!

Rimpallava le proprie responsabilità, difendeva i propri interessi, si rivelava rissosa, inconcludente ed affetta da una indomabile “poltronite” acuta.

La poltronite acuta è un morbo che poi, avrebbe afflitto anche coloro che dalla terapia di gruppo nella pubblica piazza passarono attraverso libere elezioni in Parlamento.

Roma che già versava in uno stato di avanzato degrado, sprofondò miseramente e definitivamente.

Una sorta di colpo di grazia “capitale”.

Al governo centrale stessa musica.

Tutto ed il contrario di tutto. Risultati infruttuosi sul lavoro, sullo sviluppo, sulla burocrazia, sull’ammodernamento di un Paese sempre più in malora, con i conti economici prossimi allo 0, … ed il debito pubblico in crescita costante.

Quanto al  bastimento Italia, lo si può ammirare, nella sua progressiva rovina, sempre fermo al palo, ormai servo ossequioso dei nuovi padroni europei.

Anche perché pure su quel fronte, l’ennesimo, gli uomini provenienti dalla piazza hanno mutato totalmente il proprio indirizzo iniziale. 

Non era e non è però, soltanto la politica in crisi, ma l’intero “Sistema Paese”. E soprattutto il mondo della presunta cultura.

Ricordo gli opinionisti dell’epoca che esaltavano il nuovo corso della politica “movimentista”.

Incuranti della sostanza, blandivano esclusivamente il sopraggiunto debordante consenso.

Furono “dotti” comunicatori del nulla.

Contribuirono quindi, attraverso i media tradizionali ad amplificare il fenomeno.

Al resto pensarono i social, che rappresentarono dopotutto l’unica vera novità.

La loro forza comunicativa e direi anche manipolativa fu devastante.

La politica del tempo trascurò tale novità, come al solito si rivelò in cronico ritardo sulle avanguardie, si fece sommergere da una serie infinita di censure ed insulti, in gran parte meritati, a cui rispose non proponendo riforme o soluzioni, ma battaglie ideologiche, che dopotutto interessavano a pochi, come lo ius soli (oppure affondando la testa nella sabbia come lo struzzo, postulando, ad esempio, che in Italia non vi fosse una emergenza in materia di sicurezza, ovvero che il rapporto con le grandi potenze dell’Unione europea fosse “florido e paritario”).

Prima o poi, però i nodi vengono al pettine ed il consenso inizia a scemare.

Anzi il popolo così incline alla novità gridata, proveniente dal basso e comunque fuori dal palazzo, pian piano, sentendosi tradito dall’operato inconcludente, fraudolento e menzognero di coloro che poi si sarebbero rivelati soltanto dei nuovi opportunisti, pronti a rimuovere ogni idea di partenza pur di mantenersi al potere, inizia a riversarsi altrove.

Anche perché di demiurgi e santoni a cui votarsi è pieno il mondo.

Mentre di persone serie, capaci, con esperienza ve ne sono sempre meno.

Vi è poi da considerare che la politica nazionale, pur di assecondare la “pancia” della gente, con una legislazione incostituzionale, inquisitoria e giacobina si è resa ostaggio del paralizzante agire magistratuale con l’effetto, ad essa dopotutto gradito, di allontanare dall’impegno civico qualsivoglia persona perbene, a cui certo non si può chiedere di rovinarsi per tentare di redimere una ciurma di infingardi profittatori (fatti salvi quegli amministratori che si sbattono dalla mattina alla sera nei comuni, ad esempio, senza riconoscimenti e tra mille disagi … a loro va il mio più grande ringraziamento). Un cambiamento di rotta di potra avere soltanto su il popolo cessi di farsi imbonire dai soliti fanfaroni ed inizi a perseguire i propri reali interessi, senza guardare in faccia a nessuno, affidandosi prima ancora che alle persone, alla serietà, alla coerenza ed alla sostenibilità dei loro programmi e dei loro progetti.

È inutile nascondere quanto il panorama sia desolante, privo di idee, di visione… Ed è davvero stucchevole come l’elite intellettuale, che affolla i talk show televisivi, ogni giorno dimostri di non aver imparato nulla dal passato, continuando a cercare di vestire di significati il nulla.

Dopo i forconi, i girotondi ed i profeti che aboliscono la povertà, ai maestri della disinformazione di massa, non restava che promuovere le sardine!

A questi intellettualoidi da strapazzo servirebbe lavorare un giorno al mercato del pesce. Dove ci sono le sardine, quelle vere, per le quali la gente va in mare per poter sopravvivere salpando ad ore improbabili e non sapendo ogni giorno se il mare gli consenta il ritorno.

Forse dopo una passeggiata al mercato ittico, inizierebbero a qualificare in maniera più realistica la novità carnevalesca di chi scende in piazza esibendo un pesce di cartone non per qualcosa ma contro qualcuno.

Enrico Michetti


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