Il diavolo continua a farsi aspettare, ma intanto vince, malignamente e pragmaticamente a Verona. “Non convince“, dicono, “mancano idee in attacco“: tutto vero, ma vaglielo un po’ a spiegare alla classifica che nel calcio si potrebbe fare di più che segnare un gol in più degli altri.

Due gol in tre giornate per sei punti: chi è che non ci metterebbe la firma mentre è impegnato a confondere il calcio col circo.
Perché in fondo l’ex rossonero Allegri quando diceva che conta insaccarla avrà avuto torto per gli esteti ma non per il campo, come non aveva torto Piatek nel chiedere a Giampaolo più minuti.
E’ lui l’uomo del momento, quello che incarna meglio il Milan nei suoi pregi e difetti.
Straordinariamente concreto, interrompe il digiuno sì, su rigore, ma ci riprova – e lo fa – agli sgoccioli del secondo tempo, vedendo la sua marcatura con scivolata su Silvestri vanificata solo dal var. (Giustamente).

I giocatori del Verona sono mastini, e confermano quanto fatto di buono contro il Bologna, alla prima, sempre con un uomo in meno.
Non basta un finale all’arrembaggio su Donnarumma, non basta una punizione dal limite regalata da una follia di Calabria, espulso al 91′ da Manganiello, che dirige il match senza lode ma con mezza infamia: quei “buuu” insopportabili a Kessie su cui ci si poteva soffermare. L’Hellas ora deve ricaricare le batterie per sabato, quando davanti ci sarà la Juventus: un avversario sicuramente più temibile di questo diavolo, con cui comunque – per il suo cinismo decisamente diabolico – non si fanno patti.


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