Premessa: i fuochi d’artificio in conferenza stampa non hanno mai fatto vincere nulla, da soli. Sarebbe importante vederli in campo, se possibile. Quindi se la conferenza di Fonseca è stata priva di “picchi” emotivi, per così dire, la cosa è relativamente interessante. Bisogna sempre poi ricordarsi, senza voler giudicare il lavoro di nessuno, che la soglia di interesse delle risposte di chicchessia dipende dalle domande che gli vengono rivolte. 

Detto ciò, i contenuti: diciamo spesso che le parole sono importanti, questo anche Fonseca ha mostrato di pensarlo: intensità e “strategicamente”, avverbio di modo per tradurre che nessun particolare può essere lasciato al caso. Questo è l’asse portante del suo progetto tecnico, più ancora della disposizione e del modulo, che sono consequenziali.

Chiamare in causa Petrachi sarà stato forse improprio, a metà conferenza, certo è però che in alcuni frangenti è parso surreale parlare del gioco senza poter nominare quasi nessun giocatore. Perché Fonseca oggi mentre parlava non poteva ancora permettersi il “lusso” di nominare quantomeno i componenti della colonna vertebrale di quella che sarà la sua Roma, Pau Lopez a parte: centrale difensivo, regista (o presunto tale), centravanti. Non deve essere stato facile provare a garantire in nome di chi non si sa ancora chi sia, o di chi tra un mese potrebbe non esserci.

Un passaggio non può non aver fatto sobbalzare la maggior parte di coloro che a vario titolo stavano ascoltando la conferenza: “Il presidente non ha fissato alcun obiettivo”. Impossibile da fraintendere, salvo poi precisare che bisogna tornare subito in Champions. 

Indipendentemente da quanto l’uomo sappia essere affascinante e magnetico, oggi era obbligato a navigare a vista: non ha ancora mezza squadra, non sa quanta gliene resterà dell’altra mezza; voleva più che altro evitare trabocchetti o imbarazzi. In questo, tra l’altro, è stato abbastanza agevolato.

In sostanza, quella poca che c’è al momento, il generale ha provato a parlare per conto di un esercito che ancora non conosce, ma non perché sia appena arrivato. Perché gli mancano i soldati.

Paolo Marcacci