E’ uno dei vecchi cavalli di battaglia dei pentastellati (se ne parlava già nel 2017, quando l’allora deputato Danilo Toninelli presentò una proposta di legge per permettere agli adolescenti di esprimere la propria preferenza alle elezioni politiche) ma, in queste ore, torna in auge con maggior risonanza. E per via di un articolo di Franco Maranzana e Gabriele Gattozzi, condiviso da Beppe Grillo sul suo blog.

Il testo snocciola alcuni punti sulla possibilità di esercitare il diritto di voto a 16, ma anche a 14 anni. Tra questi, in primis c’è il fatto che i sedicenni di oggi sono più maturi e che “a 14 anni un ragazzo può guidare un ciclomotore e negli ultimi anni addirittura una minicar“, ma non ha la possibilità di votare.

A porre l’accento su questi aspetti è lo stesso Beppe Grillo, dando un assist via Twitter: “A 14 anni un ragazzo può guidare un ciclomotore e una minicar ma non può votare. Ragazze e ragazzi già ampiamente maturi e preparati vengono tenuti fuori sulle decisioni riguardo il loro futuro. E’ normale?“.

Indipendentemente da quella che, stando alle parole del garante M5S, assume i contorni di una proposta, la questione ci offre, tuttavia, spunti per una riflessione: è davvero così fuori dagli schermi permettere a un adolescente, che sia di 14 o di 16 anni, di esprimere la propria preferenza politica attraverso il voto?

In fondo, a 14 anni ci chiedono già di scrivere in parte il nostro futuro, sottoponendoci, al termine del triennio delle scuole medie inferiori, i vari percorsi liceali e indirizzi scolastici delle scuole superiori. E quella scelta ha, volente o nolente, un peso specifico in futuro, sia che si scelga d’iscriversi all’università o no.

Perché, quindi, se siamo così maturi da iniziare a impaginare parte del nostro destino scolastico e, in futuro, universitario o professionale, non lo siamo altrettanto per avere anche il diritto al voto da adolescenti?

Senza tirare in ballo Greta Thunberg o evocare i nomi di alcuni esempi, non solo virtuosi, di esponenti di una giovanissima generazione con le idee già chiare, e guardando più in là del nostri confini, dove, in paesi come l’Argentina, BrasileCubaEcuador e il Nicaragua, è possibile votare all’età di 16 anni. Che dipenda non solo dalle differenti culture e sistemi legislativi, ma anche da altri fattori?

Sebbene l’esperienza di vita e la sete di conoscenza giochino un ruolo fondamentale nella forma mentis di un essere umano, di certo non sempre la maturità intellettuale coincide con l’età anagrafica.

E, probabilmente, previa un’appropriata preparazione alla materia, il diritto al voto potrebbe essere anche incentivo in più per responsabilizzare attivamente una generazione smart. Anche al di là del doveroso e imprescindibile aspetto teorico.