Il tema del giorno è la lite post Inter-Juventus tra Adani e Allegri. Tra ieri e oggi sono arrivate le varie repliche e controrepliche, prima dell’allenatore Juventino, su Rai 1 da Fazio, che ha definito il commentatore “poco ferrato” sul tema calcio. Adani stamattina a Radio Deejay invece ha dato del “maleducato, scortese e arrogante” all’allenatore toscano. Ecco come si schierano le “Teste di Calcio” sullo scontro verbale tra i due.
Francesco Di Giovambattista: “Secondo me Adani si pone male,io apprezzo molto il modo che ha di studiare perché approfondisce molto e concettualmente avrebbe anche ragione. Tra gli ex calciatori è uno di quelli che interloquisce meglio ed ha una proprietà di linguaggio maggiore di molti suoi colleghi. Ma lui ti parla in un modo che sembra che non voglia essere contraddetto“.
Furio Focolari: “Io sto dalla parte di Allegri. Quando senti Adani sembra che tu non ci sei mai stato su un campo di calcio, che non hai mai frequentato uno spogliatoio. Adani deve sapere che anche noi giornalisti abbiamo giocato 20 anni a pallone, viviamo il calcio. Lui ci parla a tutti come se nessuno sapesse niente. Nel caso Adani-Allegri è mancato soprattutto il rispetto reciproco, ho saputo di vecchie ruggini tra i due. Allegri ha vinto tutto ma non possiamo eliminare il diritto di critica. Secondo me Adani è stato sgarbato come spesso gli succede però è suo diritto fare le domande. Allegri però sbaglia quando gli dice io ho vinto, tu non hai vinto niente”.
Xavier Jacobelli: “Mi pare che la questione sia un’altra, che non può essere ridotta allo scontro tra Allegri e Adani. Il tema è che Allegri che ha vinto 8 scudetti,ma da anni viene criticato per il gioco non eccelso. A me sembra che un allenatore come lui abbia intanto il sacrosanto diritto intanto di spegnere i social, perché non va dimenticato il trattamento ricevuto dopo l’andata con l’Altetico, salvo poi essere riabilitato da tutti quelli che fanno lo sport nazionale italiano che è il salto sul carro del vincitore. C’è una pessima cultura per cui si sminuisce, si intaccano i meriti, di chi ha dimostrato negli anni di essere uno dei migliori allenatori al mondo”.
E sul rapporto tra calcio e giornalismo oggi…
Xaveri Jacobelli: “La categoria ha accettato passivamente qualsiasi cambiamento che andasse a penalizzarla. Un tempo si poteva andare in qualunque centro sportivo e intrattenere un rapporto che non fosse quello di aspettare una conferenza stampa fatta in carta carbone per ogni situazione“.
Ilario Di Giovambattista: “Prima c’era molta più libertà, alla fine delle partite andavamo sul campo, nei centri sportivi, e poteva arrivare alla gente la realtà. Oggi il calcio si sostiene coi diritti televisivi, per forza c’è un grande conflitto di interessi. Noi la facciamo passare per una cosa normale però se ci ragionate bene può essere veramente tutto distorto. Qui nel tempo i calciatori hanno guadagnato tanto di più, i calciatori hanno ingaggi da top player e chi ci ha rimesso è chi ha raccontato il calcio e lo ha reso popolare e lo ha amato. Guardate come viene trattato un tifoso…”.