Sin da quel raduno di 300.000 giovani in Piazza San Pietro del 1983 si intuiva che qualcosa sarebbe cambiato nel rapporto tra la Chiesa e i giovani fedeli. Non si sapeva certamente che tutte quelle persone, ospitate da 6000 famiglie romane in realtà sarebbero state una manciata rispetto a quelle che avrebbero partecipato alle successive edizioni della giornata mondiale della gioventù. Forse lo immaginava il suo ideatore, San Giovanni Paolo II anche se ha dell’incredibile l’ipotesi che il pontefice beatificato cinque anni fa da Papa Francesco immaginasse già i cinque milioni di persone radunate a Manila nel 1995. L’acronimo GMG è infatti noto dovunque ed è stato diffuso nei paesi più grandi e importanti del globo.

Sono stati i giovani a idearla” ha sempre sostenuto il pontefice polacco, quasi a far capire che lui una cosa del genere non l’aveva neanche immaginata. Sono stati i giovani – e non solo – a trasformare un “piccolo raduno” in un fenomeno internazionale, contribuendo a una sorta di primavera spirituale che oggi ne coinvolge tantissimi negli incontri triennali (o biennali) organizzati dal papa. Eppure si parla continuamente di secolarizzazione, di giovani afflitti dal nichilismo e sempre più dediti alle cose mondane. Impossibile negarlo, ma oltre la preghiera e la fede, questi incontri significano anche coesione sociale, condivisione delle proprie storie di vita e della propria cultura: medicine insostituibili alla chiusura, vitamine essenziali alla solidarietà.

Poi c’è anche (o soprattutto) la fede, e questo sicuramente interessa ben poco un laico o un ateo, ma il nesso tra il piccolo gruppo che si ritrovò in Vaticano nel 1983 e le grandi folle di Manila, Buenos Aires, Santiago de Compostela, Czestochowa, Denver, Parigi, Roma, Toronto, Sidney, Madrid, Rio de Janeiro, Cracovia, Panama è l’incontro tra persone, e la sensibilizzazione al diverso. Tanti ragazzi, agnostici o di altre religioni si ritrovano nelle capitali del mondo ogni tre anni in attesa di incontrare il papa e avere una parola di speranza, di incontrare la divinità ma anche l’uomo. Insomma, la GMG prima di essere un incontro tra il terreno e il divino è una condivisione tra uomo e uomo, crescita personale data dall’osservazione di altre tradizioni: un’enorme esorcismo sul nichilismo ed è forse per questo che sembra essere un fenomeno dall’ascesa inarrestabile.