Ai microfoni di Sky Sport 24, il ds della Lazio Igli Tare si è raccontato a 360° per parlare del passato e del presente.
Sei un direttore sportivo “invisibile”, ti si vede poco e si vedono poco in giro i tuoi scout per gli stadi. Ma fai davvero tutto da solo o siete bravi a nascondervi?
“Io mando in giro qualche ex calciatore che ha giocato con me, mi fido di loro perché loro sanno cosa è importante per me in un giocatore. Ovvero la fisicità, la tecnica e il linguaggio del corpo che è fondamentale in campo, ti fa capire il carattere di un giocatore”.

È vero che quando lasciasti l’Albania per coronare il tuo sogno di diventare giocatore andasti a piedi, senza documenti, oltrepassando il confine per andare in Germania?
Sì, è vero ma non mi vergogno per questo. Dietro tutta questa avventura c’era un sogno da coronare e sono molto fiero della strada che ho fatto”.

Arrivi in Germania, giochi di pomeriggio e al mattino lavori come giardiniere. Un giorno ti sei fatto male con una lama…
Arrivo in Germania, proponendo alle squadre di farmi un provino. Il Ludwigshafen mi diede la possibilità di allenarmi con loro. Non essendo una squadra a livello finanziario molto buono mi proposero questo lavoro. Un giorno un mio collega non è stato attento con una motosega e mi colpì alla gamba. Sono stato fortunato perché mi aveva tolto quasi 3 millimetri di osso”.

In che modo hai reagito quando Lotito ti ha chiesto di diventare direttore sportivo? Volevi continuare a giocare?
Sì, avevo un accordo con lui di prolungare il contratto per altri due anni. Quando il presidente Lotito mi chiese di accettare questa avventura tra me e me dissi: ‘Questo è un pazzo’”.

Hai mai pensato di andare via?
Onestamente sì, soprattutto pensando alla famiglia. Abbiamo ricevuto anche minacce di morte, cose che non si possono raccontare. Quelli sono stati dei momenti in cui ho pensato se davvero valeva la pena andare avanti, o di mollare. Però ho sempre detto che non l’avrei data vinta a nessuno, perché ho sempre pensato di avere lavorato con il cuore per la società ed ero convinto che alla lunga, sarebbe venuto fuori il vero valore di questo lavoro. Grazie a Dio, così è stato”.

Quindi, hai avuto paura a Roma per la tua famiglia?
Sì, in alcuni momenti ho avuto paura per i miei figli. In particolar modo, nel periodo della cessione di Hernanes. È stato un momento brutto, che mi porto come un’esperienza molto negativa. Una parte di me, dopo quella esperienza, è morta, per quel che riguarda il modo di vivere il calcio. Lì tocchi veramente la parte brutta del calcio”.

L’affare Milinkovic-Savic, uno dei tuoi grandi affari; mentre lui effettuava le visite mediche per la Fiorentina, cosa facevi nei minuti che hanno preceduto il colpo?
“In quei minuti ero la persona più sicura del mondo che Milinkovic, nonostante fosse andato lì, avrebbe deciso di venire alla Lazio. La sera prima lui mi ha chiamato, dicendomi che doveva andarci per rispetto di suo padre, ma che sarebbe venuto alla Lazio. Mi ha detto di stare tranquillo e per questo gli sarò grato, perché ci sono pochi giocatori che fanno una cosa del genere”.

Che mercato sarà quello della Lazio a gennaio?
Forse sarà più in uscita per qualche giocatore che non trova spazio. Solo nel caso di qualche cessione potremmo anche comprare qualche giocatore”.

Cosa non hanno ancora capito i tifosi della Lazio di Tare?
Non lo so. Negli ultimi anni, ovunque vada per la città, mi riconoscono ma il calcio è un lavoro nel quale conta molto il presente. Io cerco di viverlo in questo modo, essere tutto me stesso con questa società. Anche la scelta di prolungare il mio contratto per quattro anni ancora, nonostante tante richieste avute da squadre importanti, mi ha fatto capire che questa società per me significa qualcosa d’importante”.

Quindi, hai avuto delle richieste grosse? Una scelta di fede, quella di essere rimasto?
Sì, ho ricevuto qualcosa. Quando arrivano questi momenti capisci veramente cosa significa il presente, dove tu stai. Quando valuti anche con il cuore, il mio cuore mi ha detto di rimanere qui. La scelta l’ho fatta con il cuore. Ogni scelta che ho fatto nella mia vita, l’ho fatta ascoltando più il cuore, che non l’interesse, anche economico, e sono fiero di aver fatto questa scelta”.