Del nascente Governo di Mario Draghi non si sanno molte cose. Ma una sì però: ci sarà un ministero della transizione ecologica. Questo, da un punto di vista ambientale, sembra essere un passo in avanti molto significativo. Un ministero in cui si prenderanno i provvedimenti necessari per riconvertire ecologicamente un paese che è ancora troppo legato ai combustibili fossili, e dunque non fa abbastanza per evitare il cambiamento climatico in atto o per mitigarne gli effetti.

Però sarà un ministero delicato perché bisognerà prendere decisioni impopolari. Come quella, prima di tutte, di evitare che le compagnie petrolifere continuino a investire in nuove perforazioni e nuove prospezioni: non lo devono più fare. Oppure che continuino ancora a lucrare profitti in posti dove questo è consentito per via delle leggi nazionali. Anche la nostra grande major, cioè l’Eni, deve comportarsi in questa maniera. Eppure Eni è un assett principale del nostro paese, dunque sarà difficile a obbligarla a non regolarsi come tutte le altre corporation petrolifere.

Corporation che hanno un solo comandamento: massimizzare i profitti nonostante i tentativi di ripulirsi in maniera verde la coscienza. Il cosiddetto ‘Greenwashing‘ che non corrisponde, però, a cambiamenti di sostanza. Se si vuole una transizione ecologica vera, i combustibili fossili devono essere cancellati dalle nostre esistenze. Ora non si possono cancellare tutte insieme, ma quello che possiamo fare è impedire che se ne tirino fuori altri. Perché poi significherebbe inevitabilmente bruciarli, e dunque continuare a combattere una battaglia inutile.

Questo ministero della transizione ecologica dovrà occuparsi anche dei siti nazionali. I vecchi impianti industriali che andranno decontaminati e messi a posto. Oltre al deposito unico per le scorie radioattive e la riconversione soprattutto delle attività produttive di questo paese in senso ecologico. Per fare questo ci vuole molto coraggio. I denari non mancheranno. Sono quelli del Recovery Fund che sono tutti quanti targati a riconversione ecologica. Non ci si può fare altro.

Vuol dire che quegli investimenti al 40% tutti quanti debbono essere contrassegnati da un vero marchio verde. Ora l’ultima questione: chi sarà il Ministro di questa transizione ecologica? Un personaggio che viene dal mondo ambientalista? Un personaggio che viene dal mondo economico? Un imprenditore che ha capito che bisogna anticipare le scelte invece che subirle per trauma? Speriamo che sia un nome all’altezza.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi