Se tra insultare e criticare ci passa un filo che sottile non è, la distanza che c’è tra insultare e spronare ammonta a qualche anno luce circa.
Le elezioni regionali in Calabria del 2025 hanno visto la netta riconferma di Roberto Occhiuto, che ha ottenuto il 57,26% dei voti grazie al sostegno del centrodestra, mentre il principale sfidante Pasquale Tridico, appoggiato da centrosinistra e Movimento 5 Stelle, si è fermato al 41,73%. Poi c’era un terzo candidato, Francesco Toscano di Democrazia Sovrana Popolare, che ha raggiunto circa l’1% dei consensi, segnalando la difficoltà delle forze alternative a ritagliarsi spazio rispetto ai due blocchi principali.

Difficoltà delle forze cosiddette “antisistema” che ormai si ripetono regolari senza che poi venga fatto il benché minimo ragionamento. Difficilmente i “terzi poli” negli ultimi anni si sono affermati in un sistema che si fatica ormai ad ammettere bipolare. perfino i “mainstream” Renzi e Calenda arrancano nel tentativo di arraffare una fetta di pubblico – quella che non vota – che però resta a casa, e a pieno diritto.
Non ci riesce Toscano, quindi, così come non ci è riuscito con l’esperimento “Italexit” Gianluigi Paragone a valicare il muro degli sfiduciati da una politica che presenta al popolo un’alternanza sciatta e su temi marginali, un litigio continuo e ormai percepito come quasi artificiale quando non costruito. E’ il paradosso di Gaber, che senza fare lesa maestà alla democrazia, spiegò però come occorre abbassare il livello per giungere alle masse, fino a scavare buche di cui oggi si paga il conto salato.

Anche in questa tornata, l’affluenza si è fermata al 43%, confermando la tendenza al calo della partecipazione. Nel complesso, il voto ha evidenziato la tenuta del centrodestra e la frammentazione delle forze minori, che non sono riuscite a incidere in modo significativo nemmeno in questa tornata elettorale. I partiti festeggiano per il voto “organico” e dei fidelizzati; la sensazione non è che chi resta a casa non abbia idee, ma che ne abbia di più di chi presenta le liste.
In uno scenario del genere, partiti come Democrazia Sovrana e Popolare, sono inclusi nella categoria di coloro che quel muro, tentativo dopo tentativo, proprio non riescono a sfondarlo.
E’ classificabile come insulto appurare ciò?