Il giocatore romano, fresco di pre-convocazione per le Final Eight di Coppa Davis, riflette a voce alta sulla sua stagione e non solo
Per qualcuno tutto sarebbe iniziato proprio nella serata che avrebbe dovuto sublimare un percorso in costante ascesa, che gli aveva consentito di entrare nella Top Ten del tennis mondiale regalandogli anche – primo italiano della storia a farlo – una finale nel tempio di Wimbledon.

Invece il match d’esordio alle ATP Finals del 2021 contro Sascha Zverev si è trasformato repentinamente nell’inizio di un lungo incubo fatto di infortuni, forfait, ritiri a partite in corso, depressione e quant’altro.
Il dolore ai muscoli addominali che costrinse Matteo Berrettini ad abbandonare anzitempo il campo, dopo aver perso il primo set, contro il giocatore tedesco è forse lo spartiacque di una carriera che da lì in avanti avrebbe dato ben poche soddisfazioni all’allora allievo di Vincenzo Santopadre.
L’altro ‘turning point’ può essere ricercato nella rottura parziale del legamento peroneo astragalico anteriore sofferta il 31 agosto del 2023 a New York nel match di secondo turno contro il francese Rinderknech.
L’infortunio costrinse il giocatore azzurro a fermarsi per oltre 190 giorni, tornando nel circuito da numero 154 del mondo. Proprio lui che, a marzo del 2022, si era issato alla sesta posizione del ranking mondiale, suo miglior risultato in carriera.
Nonostante la lenta ma costante risalita gli abbia consentito di arrivare a ridosso della tanto agognata Top 30, Matteo ha continuato a fare i conti con i continui infortuni. Che alla lunga hanno minato anche la sua serenità, ed inciso sulla sua motivazione.
Berrettini e la convivenza col dolore: le parole dell’atleta
Talvolta, attraverso lo strumento social molto utilizzato dal giocatore romano, Matteo ha parlato di cosa significhi affrontare il dolore fisico derivante dalle lesioni e quello mentale conseguente alla frustrazione di non poter fare ciò che vorrebbe. Ovvero semplicemente giocare, divertirsi. E possibilmente vincere, dato che l’ambizione non è mai mancata.

In una recente intervista concessa ai microfoni di Sky Sport, ‘The Hammer’ ha rivelato anche il significato del suo tatuaggio, uno dei tanti che il suo martoriato corpo ha accolto, ma forse quello più significativo quanto meno in relazione all’aspetto agonistico.
“Un giorno questo dolore ti sarà utile” è una frase che il tennista ha deciso di imprimere per sempre sulla sua pelle come monito, come stimolo, per andare oltre le sofferenze fisiche, come da lui stesso ammesso nella chiacchierata con l’emittente satellitare.
“È difficile parlare di dolore quando succedono cose molto più gravi nel mondo. Il mio dolore per fortuna è sempre dovuto a infortuni o sconfitte, o mancanze avute per aver saltato dei tornei. O delle cose che mi sono perso nella vita. Fortunatamente non sono dolori così gravi, però mi sono accorto, e proprio per quello ho scelto quel tatuaggio, che quel tipo di sensazioni, di rabbia, di frustrazione per dover saltare un torneo, o di essersi fatto male nel momento clou della stagione, sono stati tutti dei motori incredibili per tornare. Riprendendomi un po’ quello che mi era stato tolto” ha esordito.
“Il dolore, se incanalato nella giusta direzione, è una grandissima fonte di energia. Va indirizzato, altrimenti ti butta a terra. Quello che cerco di ricordarmi con il tatuaggio è proprio quello: quando le cose un po’ meno belle succedono, bisogna reagire“, ha concluso il tennista.










