L’ultimo di una serie di sacrilegi: è entrato nella Basilica di San Pietro, ha raggiunto l’altare maggiore – quello della Confessione, sopra la tomba dell’apostolo Pietro – si è calato i pantaloni e ha urinato (o, quantomeno, ci ha provato). Il tutto davanti a fedeli e turisti, prima che la sicurezza intervenisse e lo allontanasse di peso.
È successo venerdì scorso in Vaticano. A tre giorni dall’accaduto, Papa Leone XIV ha ordinato un rito penitenziale riparatorio urgente, per “restaurare la santità del luogo e chiedere perdono a Dio per l’ingiuria compiuta”.
L’uomo, di cui ancora non si conosce la nazionalità, è al momento in stato di fermo presso la Gendarmeria vaticana. Non è chiaro se verrà consegnato alla giustizia italiana o ad autorità di altri Paesi. Ma intanto il fatto ha acceso un nuovo e acceso dibattito, anche sul significato profondo di episodi che sempre più spesso sembrano colpire simbolicamente i luoghi sacri della cristianità.
Sacrilegi a San Pietro – Cionci: “Non è un caso. Sono riti. E qualcuno insabbia”
In diretta su “Lavori in Corso”, il giornalista Andrea Cionci – autore di diverse inchieste sul mondo vaticano – ha commentato così l’episodio:
“È almeno il terzo sacrilegio in cinque anni. Il primo fu nel giugno 2023: un uomo nudo con la scritta ‘Save Children of Ukraine’ salì sull’altare maggiore. Poi, nel febbraio 2025, un altro individuo rovesciò a calci i candelabri d’argento. Ora, questo tizio che va a urinare sull’altare di San Pietro…”
“Non sono episodi isolati. Sono atti simbolici, forse rituali”
Cionci contesta l’interpretazione secondo cui si tratterebbe solo di squilibrati: “Non è un matto che entra per caso. Questi atti sono pianificati per mandare un messaggio. In alchimia, anche l’urina ha un significato simbolico. Sono intimidazioni, ritorsioni, come gettare per terra i 30 denari d’argento, come Giuda. Sono gesti rituali. Non c’è nulla di casuale”.
Sacrilegi a San Pietro – le colpe del cardinale Gambetti”
Una delle critiche più dure di Andrea Cionci è rivolta al cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica Vaticana:
“Gambetti è stato nominato da Bergoglio: un antipapa. È già stato rimproverato tre volte da Papa Leone XIV: per aver organizzato cene mondane sulla terrazza di San Pietro, per le due precedenti profanazioni e ora per quest’ultimo episodio. Se sei l’arciprete della Basilica più importante della cristianità e ti succedono tre sacrilegi gravi in pochi anni, dovresti dimetterti per indegnità”.
Secondo Cionci, la mancata prevenzione e la lentezza nella reazione al sacrilegio indicano qualcosa di più profondo: “In un pianeta normale, dopo il primo episodio metti i raggi laser, transenne ovunque… Ma qui sembra che ci sia una volontà di lasciar fare”.
“La guerra interna alla Chiesa”
Cionci collega questi eventi a una guerra sotterranea tra due anime opposte all’interno della Chiesa: “Leone XIV, probabilmente eletto in modo segreto dai cardinali fedeli, è il vero Papa. Ma si trova immerso in una gerarchia bergogliana, massonica, gnostica, che gli fa una guerra spietata. È il motivo per cui questi luoghi non vengono difesi: una parte del clero gioca per l’altra squadra”.
E aggiunge: “Come mai questi ‘pazzi’ che fanno questi gesti non vengono puniti, rinchiusi, condannati? Sono tutti a piede libero. È tutto calcolato, studiato al millimetro”.
“Censura tra i media cattolici: perché nessuno ne parla?”
Un altro tema forte toccato da Cionci è il silenzio mediatico – secondo lui, volontario – da parte della stampa cattolica: “Le testate cattoliche conservatrici non ne hanno parlato. Né la Bussola Quotidiana, né Aldo Maria Valli, né Marco Tosatti. Silenzio totale. Solo Mestellatino e Silenio Non Possum hanno accennato qualcosa”.
Perché? Cionci ha una risposta precisa: “Credo che temano due cose: che i cattolici si sveglino e che Leone XIV faccia saltare il banco. Quindi minimizzano tutto. Ma rendiamoci conto: è come se qualcuno facesse i suoi bisogni alla Mecca. Non ne uscirebbe vivo”.
Il rito riparatore: in cosa consiste?
Infine, il giornalista spiega nel dettaglio il significato e la prassi del rito riparatore ordinato da Papa Leone XIV: “È una messa particolare in cui l’altare viene riaddobbato, si usano fiori, oggetti sacri e si chiede perdono a Dio. È diverso dalla riconsacrazione, che si fa solo quando un luogo sacro è stato usato per anni in altro modo. Qui si tratta di riparare un’offesa sacrilega”.
Il monito finale è chiaro: “I luoghi sacri devono essere difesi con totale dedizione dai credenti. Se non lo fanno, se si lasciano intimidire, allora non sono più sacri. Devono reagire ora. O sarà troppo tardi”.










