Costantino Rapone, ex maresciallo dell’Aeronautica Militare, è nato nel 1949 e ha trascorso gran parte della sua vita a Valmontone, in provincia di Roma. Dopo una lunga carriera militare, durante la quale ha raggiunto il grado di maresciallo, oggi Rapone vive una situazione particolarmente delicata: è vedovo da pochi mesi e convive con una forma di invalidità che ne limita l’autonomia quotidiana. La sua storia ha suscitato attenzione e solidarietà, non solo per il suo passato di servizio ma anche per l’appassionata difesa del diritto a restare nella propria abitazione.

Già, perché Rapone, benché segnato dalla perdita della moglie e dalle difficoltà fisiche, si è imposto come esempio di resilienza, rifiutando la possibilità di essere trasferito in una struttura sanitaria o assistenziale. Scelta motivata non soltanto dal desiderio di rimanere fra le mura che lo legano alla memoria della propria famiglia, ma anche dalla volontà di testimoniare il valore della dignità personale e dell’indipendenza, pur nella fragilità. Il suo caso è emerso pubblicamente nelle ultime settimane, dopo che le difficoltose vicende burocratiche hanno rischiato di privarlo della residenza e dell’assistenza sociale necessaria, mettendo in luce problematiche concrete che colpiscono molti anziani soli.

“Dopo la morte della moglie”, spiega l’avvocato, “sono sorti problemi familiari legati alla preoccupazione per il patrimonio e la gestione dei risparmi di una vita. Le tensioni che si sono create in famiglia sono sfociate nel tentativo di inserire Costantino in una struttura, cosa che lui non ha mai voluto fare”.
Così intervengono alcuni tecnici della ASL, “che gli hanno fatto firmare dei fogli – secondo me spaventandolo ai limiti della legalità – in cui lui chiedeva di essere istituzionalizzato in una struttura, ma lui non si è reso conto anche perché gli avevano detto che si sarebbe trattato di un periodo provvisorio. Sempre in quei giorni, mi sono ritrovato con un provvedimento della ASL che autorizzava il suo trasferimento in una RSA”.

Ecco che la sua richiesta di essere “lasciato vivere nella mia casa” diventa simbolo di una battaglia civile per l’affettività, l’autonomia e contro l’emarginazione degli anziani. Diversi organi d’informazione hanno raccolto la sua testimonianza, raccontando come – a 76 anni – la forza morale di Rapone continui a essere punto di riferimento per chi non vuole rinunciare ai propri diritti e all’identità costruita in una vita intera.

Costantino è capace di intendere e di volere, secondo il suo medico di fiduciario, “ecco perché per impedire che Costantino fosse inserito nella struttura abbiamo dovuto scomodare il tribunale”, aggiunge il legale Carlo Affinito.
Oggi Costantino è ancora a casa sua, ma i risvolti legati alla sua vicenda potrebbero anche prendere altre pieghe. Un caso che ricorda le tinte fosche della brutta storia di Carlo Gilardi, deceduto in RSA, ma che per ora vede Costantino prevalere grazie al tribunale.

Ascoltate l’intervento ai microfoni di Francesco Vergovich.