Lo psichiatra Paolo Crepet pubblica un nuovo libro: “Il reato di pensare. Oltre il conformismo, esercizi di libertà”.

In un’epoca in cui la libertà di espressione sembra a rischio nonostante venga celebrata a parole, Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore, ci invita a riflettere profondamente sulla nostra capacità (e volontà) di pensare. Lo fa con forza e chiarezza nel suo ultimo libro, “Il reato di pensare“. Ce lo racconta in diretta ai nostri microfoni. “Per pensare ci vuole tempo, ci vuole anche un luogo in cui poterlo fare“, afferma il dott. Crepet. “Se le nostre città si sono riempite di rumore, sarà difficile che qualcuno riesca ancora a pensare. Come si fa a pensare in un locale dove ci sono non so quanti decibel di una musica che assomiglia a un elettrocardiogramma?

Il ruolo educativo di scuola e genitori

Nel dialogo sul ruolo educativo, Crepet difende con decisione la complementarità tra scuola e famiglia: “Uno non sostituisce l’altro, è un complemento dell’altro“. Il problema, secondo lo psichiatra, nasce quando questi due mondi trasmettono messaggi opposti, generando disorientamento nei giovani, e perdita di autorevolezza nei genitori. “Certo se poi ciò che dicono i genitori è l’opposto di ciò che viene insegnato a scuola, questo è un problema“.

L’autorevolezza non è parlare solo dei massimi sistemi“, spiega Crepet. “Quando un genitore è autorevole o più in generale quando una persona è autorevole, difficilmente perde consenso. Esistono persone autorevoli che anche chi non professa una fede o qualsiasi altra cosa può leggere, sono delle persone che ci ispirano. Se poi le persone che ci ispirano sono di meno, questo non è perché c’è il riscaldamento della terra, è perché c’è qualcosa che non è andato tra di noi. Schiaffo educativo ai figli? Lo schiaffo è innanzitutto sintomo di stanchezza. Quando sei stanco, meni. Una persona autorevole non ha bisogno di menare“.

Ascolta l’intervento a Un Giorno Speciale.