Altro giro, altra corsa, altro decreto: secondo quanto giunge dalle primissime bozze, a partire dal 26 aprile saranno molte le novità che riguarderanno il nostro paese. Ritorno della possibilità di entrare in zona gialla, pass per spostarsi fra regioni arancioni e rosse, e ripresa di alcune attività come ristorazione, sport e performance, ma solo all’aperto: queste i principali temi di discussione del documento. Durissima anche la battaglia sul coprifuoco: nonostante i tentativi di guadagnare qualche ora in più, sembra invece confermato il rientro alle proprie abitazioni entro le 22:00.

In attesa dell’ufficialità delle disposizioni, si parla già di come esse potranno concretamente essere d’aiuto per far ripartire il paese e le previsioni sembrano non essere delle più rosee. Come ha fatto notare ai nostri microfoni Paolo Bianchini, Presidente di MIO Italia, la maggior parte del locali infatti continuerà a rimanere chiusa poiché non dispone di spazi all’aperto. Un nulla di fatto quindi che Bianchini in collegamento con noi ha espresso molto duramente. Con Stefano Molinari e Luigia Luciani, ecco la sua reazione in diretta.

“Finché quel Ministro siederà su quello scranno, noi di ottimismo ne avremo ben poco. Esprimo un giudizio tecnico riguardo le decisioni prese nei 13 mesi ormai che noi abbiamo vissuto: quasi il 50% dei locali non ha spazi esterni. Vuol dire perciò avere un Italia spaccata in due con i fortunati che hanno i tavoli all’aperto e gli sfortunati che devono morire. Visto che a maggio non avranno possibilità di lavorare, come pagheranno i posti fissi? Le loro spese che, nel frattempo, si sono ammucchiate? Ricordo a tutti che oggi è il 130esimo giorno di restrizioni contro i 76 che sono stati imposti nel primo lockdown.

La domanda è questa: per quale motivo c’è questo accanimento nei nostri confronti? E stamattina, da me documentato, sulla metro A a Re di Roma c’era la gente ammassata come le sardine. Perché questi virologi terroristi in televisione non parlano di questa roba? Il terrorismo psicologico è al pari di altri terrorismi. Qui si sta blindando un intero comparto la sera perché lo Stato non è in grado di fare controlli. C’è un pregiudizio ideologico nei confronti delle piccole imprese che, dopo aver visto i negozi di abbigliamento uccisi dalla grande distribuzione, ora sono sotto attacco perché vanno sostituite dalle multinazionali e da tutte quelle catene che stanno aprendo nelle nostre città. Chi non vede questo o è complice o è miope. L’Italia è sotto attacco.

Il coprifuoco? Un’ora in più è un contentino. A me interessa lavorare. Non è possibile tenere chiuse le attività non mettendo benzina nel motore delle nostre aziende. Questa cosa non è più possibile. Noi stiamo vedendo fallire le nostre aziende. Stanno istigando a creare dei disastri sociali e se ne assumeranno le responsabilità.

Il Governatore Zaia e gli altri Presidenti delle regioni hanno l’impossibilità di adeguare i mezzi di trasporto. Siccome lì siamo impossibilitati ad adeguare i mezzi di trasporto, ci accaniamo su una categoria che è povera indifesa e che quindi possiamo chiuderla e soffocarla. Qui c’è in ballo la vita di milioni di italiani per incompetenza del Governo di fare i controlli per prevenire gli assembramenti. Siamo di fronte a una responsabilità oggettiva. Io non posso fare nel mio locale il poliziotto per evitare gli assembramenti. L’incapacità dei controlli non può significare la morte di un comparto strategico per la nostra economia e questo la politica lo deve capire. La politica sta mettendo contro gli italiani”.