Intervista esclusiva a Mogol: “Battisti? Pensavo non fosse un granché! Lazio? Un’emozione…”

Mogol, pseudonimo di Giulio Rapetti Mogol, è a tutti gli effetti una colonna portante della musica italiana. Paroliere, produttore, autore di capolavori senza tempo, è la penna che ha dato voce alle emozioni di intere generazioni. Scritto e riscritto ovunque, il suo nome resta indissolubilmente legato a quello di Lucio Battisti, con cui ha firmato un sodalizio artistico che ha cambiato la storia della musica leggera. Ma la sua carriera va ben oltre: da Celentano a Mango, da Bowie ai New Trolls, da Caselli ai Dik Dik, da Cocciante ai Rokes, Mogol è una costellazione di successi.

Ospite a Radio Radio Lo Sport, ha presentato la sua autobiografia “Senza paura” e si è raccontato senza filtri: musica, fede, sport e vita vissuta.

Mogol: l’incontro con Battisti, David Bowie e il legame con la Lazio

Partiamo con una domanda difficile: lei di che squadra è?

Inizialmente ero tifoso del Milan, adesso sono tifoso del Milan ma anche della Lazio, perché è un gesto di gratitudine. Cantano le mie canzoni tutte le volte che vincono, per cui è chiaro che sono diventato tifoso“.

Si rende conto di essere considerato un mito?

La gente mi manifesta affetto ovunque vado. Anche se mia moglie mi aveva detto di non dirlo, io invece lo dico: sono un uomo fortunato. Ho vissuto avventure pericolose, come racconto nel libro, e mi sono sempre salvato. Mi sento protetto, sono in debito con la vita. Ho rischiato la vita non so quante volte. Moltissime, senza speranza, e mi sono sempre salvato. Per questo dico che sono stato protetto. Io sono credente, prego tutti i giorni, e senza questa protezione non sarei qui“.

Ha mai provato paura?

Devo dire la verità, no. E non era una virtù: era un difetto, perché non avere paura aumenta il pericolo“.

Si racconta che da ragazzo “stonasse come una campana”… e poi?

La gente non sa che anche il più stonato può diventare intonato. Con l’esercizio, studiando, cantando ogni giorno insieme a un cantante, la voce e l’orecchio si allenano e si può migliorare“.

Com’è nato il suo amore per la musica? E Bowie?

“Il primo lavoro che ho fatto, a 18 anni, era in un’edizione musicale. Mio padre era direttore. Io facevo i testi italiani delle canzoni straniere. E sì. Bowie aveva un brano sul comandante di una navicella spaziale… “Space Oddity”. Io cambiai tutto, creai ‘Ragazzo solo, ragazza sola’. Quando venne in Italia, lui la cantò in italiano con il mio testo. Una gioia immensa. Il mio primo grande successo? Sì. Ma tutta la mia carriera è stata meravigliosa. Sono dati SIAE: 523 milioni di dischi venduti. I primi i Beatles, il secondo Elvis Presley e il terzo io”.

Che effetto le fa sapere che ‘I giardini di marzo’ è l’inno dei tifosi della Lazio?

Mi onora molto. Una volta andai allo stadio: aveva vinto la Lazio e 75 mila persone cantavano in coro. È emozionante“.

Di cosa va più fiero nella sua vita?

Di aver acquisito la conoscenza di come non ammalarsi. Ho scritto il libro “La Rinascita”, che spiega come la mente governi il corpo. La serenità è la base della salute. I sentimenti negativi si ripercuotono sul corpo. La fede e la gioia, invece, producono benessere“.

Ha rimpianti?

No, non ho rimpianti“.

La Nazionale Cantanti: un progetto di cui è fondatore. Che bilancio fa?

In 45 anni ha consegnato ai bambini sofferenti, associazioni e ospedali l’equivalente di 130 milioni di euro. Un destino buono nei miei confronti“.

Segue ancora il calcio?

Sì, molto. Soprattutto le partite internazionali dell’Italia“.

Andremo ai Mondiali?

Spero tanto. Tiro anche una preghierina“.

Conosce il presidente della Lazio, Lotito? Che impressione le ha fatto?

Sì, ho avuto modo di parlargli. Mi è sembrato molto gentile. Gli auguro di cuore di superare la situazione complicata che sta vivendo la squadra“.

Com’è avvenuto il primo incontro con Lucio Battisti?

È una verità strana. Un’amica, Christine Leroux, venne da me con questo ragazzo e mi disse: ‘Voglio sapere cosa ne pensi’. Lui cantò due canzoni e io dissi: ‘Non mi sembrano un granché’. Lui sorrise: ‘Sono d’accordo’. Lei invece era triste, così per uscire dall’imbarazzo dissi: ‘Vieni tutti i giorni a mezzogiorno, proviamo a scrivere qualcosa’. E da lì è iniziato tutto...”

Qual è stata la prima canzone scritta per Battisti?

‘Per una lira’. ‘Per una lira io vendo tutti i sogni miei…’.

Ha ancora un sogno nel cassetto?

Oggi la cosa che mi interessa di più è aiutare gli altri. Mia moglie Daniela è come me. Credo che il compito di tutti sia questo: aiutarsi. Il Signore disse ‘Siete tutti fratelli’. E saremo giudicati su questo“.

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