“Perché le elezioni in Moldavia sono così importanti”: gli articoli di giornali internazionali e nazionali ripropongono con la Moldavia lo stesso schema comunicativo pre-elezione adoperato con la Romania. La risposta viene presto svelata: le elezioni in Moldavia sono importanti perché anche qui è UE contro Russia; perché anche qui, come in Romania, è a rischio la democrazia con tutti i “valori europei” del caso. L’esito dopo qualche giorno? “La Moldavia sceglie l’Europa“. Lo ripetono i giornali, Ursula von Der Leyen e Maia Sandu, presidente della Moldavia. Il 29 settembre ci sono state le elezioni parlamentari, e il PAS (Partito di Azione e Solidarietà, il partito della presidente) ha vinto con più del 50% dei voti. La notizia è che è stato sventata con successo la minaccia del partito accusato di essere “filo-russo”, il Blocco Patriottico, arrivato al 24% dei voti, dopo che nei sondaggi si era parlato di “testa a testa”.
Anche in questa elezione, le autorità di governo dicono di aver combattuto contro disinformazione, interferenze russe e bot. Tutto per preservare le elezioni, anticipatamente messe sotto i riflettori: una strategia preparata, quella di schivare le ingerenze. Ne avevamo parlato lo scorso marzo citando USAID, l’agenzia che Trump e Musk avevano combattuto a febbraio.
USAID 2.0
Saranno stati quei 1,9 miliardi di euro dell’UE per la Moldavia a salvare le elezioni dai filo-russi? Lo “strumento per la riforma e la crescita per la Moldova” dell’Unione Europea prevedeva questo. I fondi sarebbero serviti per adattare la Moldavia ai criteri europei. “Rafforzare la libertà e l’indipendenza dei media e la libertà accademica; combattere l’incitamento all’odio”; “procedere verso il pieno allineamento della Moldavia alla politica estera e di sicurezza comune (PESC) dell’Unione, comprese le misure restrittive dell’Unione”, “combattere la disinformazione, la manipolazione delle informazioni straniere e l’interferenza contro l’Unione e i suoi valori“. Un testo che nelle Commissioni non aveva raccolto unanime consenso da parte dei deputati.
“Oggi Bruxelles vuole inviare alla Moldavia altri 1,9 miliardi di euro per due anni. Per fare cosa? Per ringraziare chi? Per eliminare altri candidati locali?“, disse Virginie Joron, dei Patrioti. Il ricordo delle controverse elezioni romene era ancora fresco: l’esclusione di Georgescu (che aveva vinto il primo turno), il suo arresto e la successiva ineleggibilità. Altri candidati furono esclusi, e anche lì il partito “filo-europeista” vinse dopo un travagliato percorso di elezioni cancellate e riprogrammate. Per molti, in Romania si era assistito a un pericoloso precedente antidemocratico con la scusa di “salvare la democrazia” dalle “ingerenze russe”, mai realmente provate.
Romania 2.0
In Moldavia le elezioni non sono state così complesse come in Romania. Tuttavia, anche stavolta qualcuno è stato escluso. Solo qualche giorno prima delle elezioni, due partiti euro-scettici sono stati esclusi con le stesse accuse fatte a Georgescu e altri candidati in Romania: sospetti legami con la Russia, finanziamenti illeciti e disinformazione. Alla CEC (Commissione elettorale centrale) e alla Corte Suprema di Giustizia sono bastate le accuse fatte al partito della Grande Moldavia e a Cuore della Moldavia (uno dei partiti del Blocco d’opposizione) per escluderli dalle elezioni. Lo scrivono diversi giornali internazionali, Reuters tra questi. Ma le controversie non si fermano ai candidati.
Strade bloccate, seggi e diaspora
Solo qualche giorno prima delle votazioni, il CEC ha spostato i seggi riservati alla Transnistria, dove notoriamente gli elettori parteggiano per le forze “filo-russe”, a sinistra del fiume Nistru, che separa le due regioni. Dopodiché, su alcuni quotidiani, tra cui European Pravda, e su X, è emerso che 7 ponti sarebbero stati improvvisamente chiusi o rallentati ufficialmente per “lavori”, comportando difficoltà di accesso ai seggi per elettori transnistriani. Inoltre, i seggi riservati ai residenti della regione sarebbero stati ridotti di due terzi, riporta l’ONG Promo-LEX, e le schede elettorali sarebbero terminate prima della chiusura dei seggi.
Dubbi anche sulla diaspora, i voti dall’estero particolarmente rilevanti nelle elezioni in Moldavia. In Russia, dove il Cremlino stima la presenza di mezzo milione di moldavi, sono stati stanziati solo 2 seggi, entrambi a Mosca, dove hanno votato 4000 persone. Per fare un confronto, in Italia, dove abitano circa 150 mila moldavi, sono stati istituiti 75 seggi, il numero più alto in Europa. Qui si contano 80mila voti: il 77% ha votato il partito della presidente. La totalità dei voti della diaspora ha scelto per il 78% il partito di Maia Sandu.
Il tweet del fondatore di Telegram
Questo insieme di controverse questioni sulle elezioni presidenziali in Moldavia si aggiunge poi alle pesanti dichiarazioni di Pavel Durov, fondatore di Telegram, che su X ha rivelato: “Circa un anno fa, mentre ero bloccato a Parigi, i servizi segreti francesi mi contattarono tramite un intermediario, chiedendomi di aiutare il governo moldavo a censurare alcuni canali Telegram in vista delle elezioni presidenziali in Moldavia. Dopo aver esaminato i canali segnalati dalle autorità francesi (e moldave), ne abbiamo individuati alcuni che violavano chiaramente le nostre regole e li abbiamo rimossi. L’intermediario mi ha quindi informato che, in cambio di questa collaborazione, l’intelligence francese avrebbe “parlato bene” di me al giudice che aveva ordinato il mio arresto nell’agosto dello scorso anno.
Ciò era inaccettabile sotto diversi aspetti. Se l’agenzia si fosse effettivamente rivolta al giudice, avrebbe costituito un tentativo di interferire nel procedimento giudiziario. Se non l’avesse fatto, e si fosse limitata a dichiarare di averlo fatto, allora avrebbe sfruttato la mia situazione legale in Francia per influenzare gli sviluppi politici nell’Europa orientale – uno schema che abbiamo osservato anche in Romania“.










