Altro che piano Marshall. Il PNRR non è un regalo, ma un debito con scadenza e condizioni imposte. Antonio Maria Rinaldi, economista ed ex europarlamentare, smonta punto per punto la retorica sugli aiuti europei. “Altro che soldi gratis, qui stiamo solo giocando alle tre carte”.
Il mito dei soldi regalati
“Quando sento dire che i fondi europei sono un dono, mi parte la manina”, ha dichiarato Rinaldi con tono caustico. L’economista ed ex parlamentare europeo ha ricordato che l’Unione Europea non ha un bilancio proprio, né può stampare moneta. Ogni euro speso – o apparentemente donato – deriva dalle tasche degli Stati membri. “Ogni centesimo proviene dai Paesi, quindi anche dai cittadini. Quando vi parlano di ‘grants’, sappiate che sono tasse mascherate”. Il PNRR, spiega, non è altro che l’applicazione nazionale di un prestito europeo: “Bisogna ridarlo tutto indietro, con gli interessi e facendo quello che dicono loro. È come se prendi soldi in prestito e devi anche obbedire”.
Un piano deciso altrove
Secondo Rinaldi, i 209 miliardi ottenuti dall’Italia non sono stati frutto di particolari negoziazioni. “Chiunque fosse andato a Bruxelles avrebbe ottenuto la stessa cifra. C’era una chiave di riparto predefinita in base a PIL e popolazione. Non è stata una trattativa, ma un automatismo”. Il famoso annuncio dell’allora premier Draghi fu, secondo l’economista, pura propaganda: “Era solo un fattorino. Poteva andare chiunque, persino l’usciere della Camera, e avrebbe portato a casa la stessa cifra”.
Un debito che altri hanno evitato
Rinaldi sottolinea che, mentre l’Italia accettava con entusiasmo il PNRR, altri Paesi hanno fatto scelte diverse. “Con i tassi bassi, gli altri hanno preferito indebitarsi sul mercato con i loro titoli di Stato, senza condizioni esterne. Noi invece abbiamo preso soldi a condizioni peggiori e con l’obbligo di restituirli seguendo i vincoli europei”. La sua conclusione è tranchant: “Altro che Piano Marshall, quello era davvero gratuito. Qui invece è il solito gioco delle tre carte, dove a perderci sono sempre i cittadini”.