Nel giorno simbolico del ricordo di Enzo Tortora, l’Italia si ritrova ancora una volta a riflettere sui limiti della giustizia. Il caso Garlasco, a distanza di anni e con una condanna definitiva sulle spalle di Alberto Stasi, riapre i suoi fascicoli grazie a nuove tracce, impronte e omissioni che, se confermate, potrebbero cambiare tutto. Oggi, nel pieno dell’incidente probatorio, si accendono luci nuove su vecchie ombre. Ai microfoni di Stefano Molinari a Lavori In Corso il commento di Alessandro De Giuseppe (Le Iene) e l’ex Generale dei RIS Ernesto Di Serio.

Tracce trascurate, errori pesanti

Una macelleria giudiziaria“. Così il generale Ernesto Di Serio definisce l’indagine originaria sull’omicidio di Chiara Poggi. Una definizione netta, spiazzante, ma sorretta da dettagli tecnici: “Sulla scala dove si trovò l’impronta attribuita a Sempio, c’è anche un’impronta di scarpa compatibile con una trovata a Gropello in un campo. E nessuno ne parla”. Un altro elemento chiave è l’impronta insanguinata denominata 97F: “Difficile da analizzare, ma chiaramente lasciata dall’assassino. Servirebbe il reperto originale“.

Il telefono e il sangue: due ipotesi agghiaccianti

Altro dettaglio inquietante riguarda le tracce di sangue trovate sotto la cornetta del telefono di casa Poggi. Per De Giuseppe, ci sono due possibilità: “O l’assassino ha sollevato la cornetta per evitare che suonasse, o Chiara ha provato disperatamente a chiamare aiuto“. Anche Di Serio ritiene la posizione del sangue “strana, difficile da spiegare con la dinamica ipotizzata nelle indagini originarie“. Un particolare che, se ben analizzato, potrebbe raccontare una scena del crimine completamente diversa.

Verso verità incontrovertibili

Quello che emergerà da questo incidente probatorio sarà definitivo“, assicura De Giuseppe. L’obiettivo è arrivare all’attribuzione certa delle impronte, come la famigerata impronta “10”, insanguinata e mai identificata. “Se sarà collegata a un soggetto, non ci sarà più spazio per il dibattito: sarà un fatto, non un’opinione“, sottolinea. Di Serio concorda: “Attribuire quell’impronta all’assassino sarebbe la svolta che il caso aspetta da anni“.

Un’indagine finalmente all’altezza

A distinguere la nuova fase d’indagine, secondo De Giuseppe, è la professionalità degli inquirenti e la cura metodologica: “Questa volta si lavora con strumenti diversi, tecnologie avanzate e un’attenzione che prima è mancata“. Le Iene, dopo anni di inchieste e pressioni mediatiche, si dicono fiduciose. “Abbiamo fatto il nostro dovere, ora tocca ai magistrati. Ma stavolta, credo, non si lascerà nulla al caso“. Il 24 ottobre è la scadenza fissata per concludere l’incidente probatorio. Forse, allora, si potrà finalmente mettere un nome a quelle impronte. E forse, stavolta, sarà quello giusto.