Si conoscono tramite una mail per litigare sul calcio: “Ma perché parli male di Mourinho?”. Lui fa il volontario in Burundi, l’altro fa il giornalista in radio. Poi nasce un rapporto di penna: “Io ne approfittavo per fargli sapere della Roma: guarda che forse Mourinho se ne va; vedi che prendono Ranieri“, ma la comunicazione è difficile, sebbene costante.
Quando le comunicazioni si interrompono, Luigi Ferrajolo se ne preoccupa; poi, un giorno, una nuova mail: “Sono a Gaza”.
“Gli dico che sta rischiando, che è matto, mi risponde che noi non facciamo niente, ma per me è difficile dargli una risposta, fino a quando giorni fa mi arrivano queste righe”:

Le lettera

“Caro Luigi, qui il giorno 4 è stato un vero e proprio massacro, un altro in cui si contano decine di morti all’alba a Gaza nel quartiere di Sabra, almeno una decina erano bambini ed almeno un centinaio di feriti. Purtroppo a Sabra ci siamo anche noi e l’impatto di due missili sulla tendopoli degli sfollati e sulle nostre ha causato la morte anche di un nostro collega canadese della ONG di cui faccio parte.

Per fortuna lo spostamento d’aria mi ha catapultato a una decina di metri dalla tenda ed ho riportato solo una ferita alla gamba e una sordità – speriamo non permanente – all’orecchio destro, visto che il timpano non è esploso. L’IDF apre il fuoco dai veicoli blindati prima in aria e poi sui civili ogni volta che le persone affamate si avvicinano verso il centro di distribuzione. Luigi, io voglio ribadirlo con chiarezza anche se potrebbe costarmi caro, Israele deve essere costretto a porre fino a questo genocidio che sta perpetrando nei confronti del popolo palestinese, deve porre fine al blocco di Gaza e dare libero accesso alle organizzazioni umanitarie indipendenti e non solo a quelle che riconosce solo per motivi di opportunità politica. Tutto ciò sta comportando la cancellazione di intere famiglie, di intere comunità distrutte, di bambini che stanno morendo di fame e di sete.

Un intero popolo sta rischiando l’annientamento e l’Europa non fa nulla. Amico mio, il mondo non lo deve fare perché è legalmente obbligato, ma perché è l’unica scelta morale che gli resta. Un abbraccio a te e alla tua famiglia e che il Signore ci protegga”.