Daniel Ek, fondatore e CEO di Spotify, ha investito 600 milioni di euro nella startup bellica Helsing, specializzata in droni da combattimento con intelligenza artificiale. La mossa ha rafforzato la presenza dell’imprenditore svedese nel settore militare europeo, consolidando una strategia avviata nel 2021. Ma tra innovazione, guerra e industria tech, il dibattito etico è già acceso.
Dalla musica alla guerra: il doppio volto di Daniel Ek
Daniel Ek, noto al mondo come il patron di Spotify, si conferma anche figura chiave nella nuova geopolitica tecnologica europea. Attraverso la sua società di investimento Prima Materia, ha guidato un maxi-finanziamento da 600 milioni di euro nella tedesca Helsing, startup attiva nel settore della difesa avanzata. L’operazione, annunciata a metà giugno 2025, porta la valutazione della società a 12 miliardi di euro, rendendola una delle tech company private più rilevanti d’Europa. Helsing sviluppa software e hardware militare dotato di intelligenza artificiale, e ha già operato in Ucraina su commesse del governo tedesco.
Il salto da software house a produttore di armi
Fondata nel 2021 da tre imprenditori tedeschi, tra cui un ex funzionario della Difesa, Helsing ha iniziato come sviluppatore di software militare per l’analisi tattica in tempo reale, utilizzando sensori e algoritmi di IA. Dal 2023, però, l’azienda ha abbracciato la produzione diretta di armamenti, dando vita al drone da combattimento elettrico HX-2. Questo velivolo è in grado di operare senza GPS, resistere a interferenze elettroniche e agire in sciami coordinati tramite il software Altra. L’uso sul campo è già avviato: l’azienda ha stretto due contratti con Kyiv, uno da 500 milioni di euro per 4mila droni HF-1 (prodotto in Ucraina), l’altro per 6mila HX-2 fabbricati direttamente in Germania.
Ek vende Spotify per finanziare la guerra hi-tech
Per finanziare l’operazione, Ek ha ceduto una parte importante delle sue azioni Spotify: nel solo 2024 ha incassato 376 milioni di dollari, portando il totale delle vendite a 724 milioni in meno di due anni. Tuttavia, grazie a una struttura societaria che gli garantisce quasi il 30% dei diritti di voto, Ek mantiene saldamente il controllo della piattaforma musicale. La sua strategia appare chiara: diversificare gli investimenti in settori ritenuti “strategici” per l’Europa, senza rinunciare al comando dell’azienda con cui ha rivoluzionato l’industria musicale.
Il dissenso degli artisti e le ombre sull’etica tech
Già nel 2021 l’ingresso di Ek nel settore militare aveva suscitato malumori: alcuni artisti, come Skee Mask, avevano ritirato la loro musica da Spotify. Oggi, alla luce dell’investimento rafforzato, crescono i dubbi sull’impatto etico della tecnologia bellica finanziata da big della Silicon Valley. Ek, però, non arretra: «Sono sicuro che la gente mi criticherà, e va bene così. Sono convinto al 100% che questa sia la cosa giusta per l’Europa». Resta aperta la questione: dove si colloca il confine tra innovazione, sicurezza e responsabilità civile, quando i capitali digitali finanziano tecnologie progettate per la guerra?