BORGHI-DECRETO SICUREZZA | Con 109 voti favorevoli al Senato e 69 contrari, oggi il Decreto Sicurezza è diventato ufficialmente in vigore . Il testo introduce 14 nuovi reati, 9 aggravanti e una serie di misure che inaspriscono le pene per manifestazioni violente, occupazioni abusive, truffe agli anziani e reati legati alla sicurezza nazionale. Tra i punti più controversi, la cosiddetta “norma anti-Gandhi”, che punisce con il carcere chi blocca strade o binari con proteste fisiche, e il potenziamento delle tutele legali per le forze dell’ordine.
Come prevedibile, la sinistra è insorta: proteste in aula, dichiarazioni allarmistiche e accuse di “terrorismo di Stato”. Ma è proprio da questo scontro che nasce la ragion d’essere di uno degli interventi più taglienti: quello del senatore della Lega Claudio Borghi, ospite su “Lavori in corso”, con Stefano Molinari.
Borghi, Decreto Sicurezza: “Se la sinistra si dispera, siamo sulla strada giusta”
Borghi, con lo stile diretto che lo contraddistingue, ha esordito con una stoccata:
“Una delle cose che mi piace di più è quanto si è dannata la sinistra per non farlo passare. Normalmente è uno dei primi strumenti per capire se si sta andando dalla parte giusta: quando tocchi i loro amichetti, occupatori di case, scafisti o similari, si svegliano improvvisamente”.
Riferendosi alle proteste in Senato, ha aggiunto con sarcasmo: “Pestare i piedini in Senato, sdraiarsi in mezzo… roba tipo occupazione dell’istituto tecnico”.
“Il diritto di protesta non è il diritto di rompere i cogl**ni”
Borghi ha poi difeso una delle norme più discusse del decreto, quella che criminalizza il blocco stradale, sottolineando il disagio per chi lavora ogni giorno:
“La gente che va al lavoro ogni giorno non dovrebbe andare di mezzo nemmeno per gli scioperi. Il diritto di sciopero è sacrosanto, ma il diritto di rompere i coglioni perché ti svegli e protesti contro la migrazione dei pinguini… quella è delinquenza!”
Il senatore ha chiarito che non è contro il dissenso, ma contro l’abuso: “Hai ogni modo di protestare: prenoti un avviso in prefettura, ti metti lì con i cartelli nella piazzetta, o anche davanti a Montecitorio. Ma bloccare le strade solo per farti pubblicità è da delinquenti”.
“Occupare le case non è un diritto, è un crimine”
Uno dei punti chiave del Decreto è il giro di vite contro le occupazioni abusive, per cui è previsto lo sgombero immediato. Borghi ha denunciato una situazione inaccettabile: “Immaginate di tornare a casa e trovarla occupata. Non potete mandare via chi è dentro, perché bisogna aspettare il giudice. Ora invece si ribalta tutto: se ci sono indizi inequivocabili, il poliziotto sgombera subito”.
Poi l’attacco diretto alla sinistra: “Queste robe non succedono alla casa della Schlein. Succedono al poveretto a cui dopo anni danno una casa e il giorno dopo arriva un malfattore che lo sbatte fuori”.
Borghi, Decreto Sicurezza: “Altro che terrorismo di Stato: lo Stato fa il suo dovere”
Rispondendo alle critiche della sinistra, in particolare a Laura Boldrini, Borghi ha liquidato l’allarme “terrorismo di Stato” come una farsa:
“Questa è una roba da film, non da Parlamento. Tutti i Paesi lo fanno. In Italia nessuno ha la licenza di uccidere, ma gli agenti devono poter agire. E comunque ogni operazione è autorizzata e controllata dal COPASIR, un organo bipartisan”.
Ha poi precisato: “Quando i nostri agenti hanno bisogno di fare qualcosa che può essere classificata come reato, viene chiesta un’autorizzazione formale. Prima e dopo ogni operazione, il COPASIR è informato. Quindi di che parliamo?”
E ancora: “Abbiamo semplicemente allargato le maglie di quello che possono fare i servizi. Ma è un’impostazione di lavoro che risale a Dalla Chiesa. Se non si fosse potuto fare, saremmo ancora qui con le Brigate Rosse”.
Cannabis light: “Scelta politica, ma ci prendiamo la responsabilità”
Sul divieto di coltivazione della cannabis light, Borghi ha riconosciuto la natura politica della scelta:
“È una scelta. È per evitare che certe cose, che iniziano come innocue, finiscano male. So che c’è chi ci ha fatto un business, e mi dispiace. Ma dal nostro punto di vista, l’apertura alla cannabis aveva più problemi che benefici”.
ASCOLTA L’INTERVENTO INTEGRALE SU “LAVORI IN CORSO” – CON STEFANO MOLINARI