“Ora stiamo capendo perché Prevost ha scelto Leone: ecco cosa diceva 100 anni fa il suo predecessore”

Leone XIV“, la scelta sul nome del nuovo pontefice appare sempre più evidente col passare dei giorni.
Quando la Loggia centrale di San Pietro si è illuminata per annunciare al mondo il nuovo Pontefice, il nome scelto ha risuonato come un’eco potente dal passato. Non si è trattato solo di una successione, ma di un ritorno simbolico, di una scelta che parla direttamente al cuore della storia della Chiesa. Il nuovo Papa, Robert Francis Prevost, scegliendo di chiamarsi come Leone XIII, ha voluto lanciare un messaggio chiaro: la Chiesa non è un museo, ma una realtà viva, capace di attingere alle sue radici per affrontare le sfide del presente.

“Ora stiamo capendo perché Prevost ha scelto Leone: ecco cosa diceva 100 anni fa il suo predecessore” – radioradio.it

La valenza simbolica di questa scelta è immediatamente evidente. Leone XIII è stato il grande artefice della Dottrina Sociale della Chiesa, colui che, con la Rerum Novarum del 1891, ha sancito che la giustizia sociale, la dignità del lavoro e la difesa dei poveri sono parte integrante della missione cristiana nel mondo.
Riprendere quel nome significa rilanciare una visione in cui la questione sociale, oggi più che mai attuale di fronte alle nuove rivoluzioni tecnologiche, alla precarietà del lavoro e alle migrazioni, torna ad essere centrale nell’agenda della Chiesa. Il leone, simbolo di forza e coraggio, richiama inoltre l’immagine di una leadership capace di affrontare le tempeste della modernità con determinazione e fermezza.

Leone XIII e Leone XIV condividono molte battaglie, a partire dalla centralità della giustizia sociale e dalla ricerca di un equilibrio tra le esigenze dei lavoratori e quelle del capitale. Entrambi si fanno portavoce della necessità di trovare una via cattolica tra le ideologie dominanti, opponendosi sia al materialismo che all’individualismo esasperato. La loro attenzione ai poveri, il dialogo con gli emarginati e la promozione della pace rappresentano un filo rosso che attraversa i loro pontificati.
Anche la devozione mariana, in particolare alla Madonna di Pompei, costituisce un ulteriore elemento di continuità, segno di un affidamento profondo alla misericordia divina e alla pietà popolare.

Le differenze con Bergoglio

Tuttavia, la discontinuità rispetto a Papa Francesco è altrettanto evidente. Se Bergoglio aveva scelto la strada della semplicità e della sobrietà, riducendo i simboli tradizionali e preferendo un approccio diretto e spesso spontaneo, Leone XIV ha segnato un ritorno alla solennità dei segni pontifici. Nella sua prima apparizione ha indossato la mozzetta rossa, la stola ricamata e la croce pettorale d’oro, e ha scelto di leggere un discorso scritto dalla Loggia di San Pietro, sottolineando così un approccio più istituzionale e meditato. La sua leadership appare meno carismatica e più orientata alla mediazione, con una maggiore attenzione alla tradizione e alla sintesi tra le diverse anime della Chiesa. Se Francesco aveva spinto con decisione su alcune aperture pastorali, Leone XIV sembra voler mantenere il dialogo, ma con un equilibrio più marcato tra innovazione e tradizione.
La successione tra Leone XIII e Leone XIV rappresenta molto più di un semplice passaggio di consegne.

Martina Pastorelli ce ne ha parlato a ‘Un Giorno Speciale’