Nordio interviene sul caso Garlasco ▷ De Giuseppe (Le Iene): “C’è qualcos’altro che mi preoccupa”

Le parole del Ministro della Giustizia Carlo Nordio sul caso Garlasco hanno riaperto un dibattito profondo e spinoso: è possibile che una vicenda giudiziaria così delicata venga strumentalizzata politicamente?

Garlasco, il rischio di una giustizia politicizzata

Nordio ha definito “irragionevole” la condanna di Alberto Stasi dopo due sentenze di assoluzione, sostenendo che “se per legge si può condannare solo al di là di ogni ragionevole dubbio, quando uno o più giudici hanno già dubitato al punto da assolvere, non si vede come si possa condannare”. Ma le sue dichiarazioni hanno scatenato reazioni forti, specialmente da parte di chi legge una presa di posizione di natura politica, più che giuridica, nella critica all’operato della magistratura, argometno tornato alla ribalta assieme alla responsabilità civile di questi ultimi in casi controversi come quello di Garlasco.

De Giuseppe (Le Iene): “Non è destra o sinistra, è buonsenso”

A prendere parola ai microfoni di Lavori In Corso è Alessandro De Giuseppe, autore dell’inchiesta televisiva de Le Iene sul caso Garlasco alla quale è conseguita immediatamente la riapertura delle indagini, che respinge l’idea di una lettura ideologica della vicenda: “Mi dispiace, io credo che qui non si tratti di destra o sinistra, si tratti di buonsenso”. Per De Giuseppe, la condanna di Stasi “è una condanna indiziaria, con tantissimi dubbi. Se due giudici hanno assolto, perché ne arriva un terzo e condanna?”. Il giornalista ricorda come lo stesso Oscar Cedrangolo, rappresentante dell’accusa nel quinto grado di giudizio, affermò: “Con gli elementi che abbiamo, né io né voi siamo in grado di dire se Alberto Stasi è colpevole o innocente”. Parole, queste, che mettono in crisi la tenuta della sentenza definitiva.

Il problema è nell’onestà intellettuale

Al centro dell’intervento di De Giuseppe c’è una critica decisa alla superficialità del dibattito pubblico: “Oggi vedo troppa gente che parla a vanvera, ancora sui sette punti della sentenza dice bugie conclamate, smentite da perizie”. Il giornalista sottolinea come il lavoro sul campo sia stato svolto senza preconcetti: “Io ho lavorato sul caso in maniera diretta, ho letto gli atti, ho cercato di capire con buon senso come potevo trovare nuovi elementi”. E aggiunge: “Chiunque giudichi un processo così controverso dovrebbe leggere gli atti prima di esprimersi. È una questione di onestà intellettuale e di rispetto per chi ascolta”.

Ombre, influenze e verità mancate

Il tema della politicizzazione non si esaurisce nel tifo tra fazioni. De Giuseppe lancia un’accusa ben più grave: “Io sono molto più preoccupato per un’altra forma di politicizzazione, quando non si arriva alla verità perché ci sono influenze politiche che fanno sì che non vengano attenzionati determinati personaggi. Mi fermo qui, che è meglio”. Un’allusione netta a zone d’ombra mai esplorate a fondo. E conclude con un appello alla responsabilità collettiva: “Ognuno dica quello che vuole, ma per rispetto del pubblico è necessario un approfondimento serio prima di esprimere giudizi su un processo così complesso”.

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