Von Der Leyen invia altri miliardi all’Ucraina, ora solo l’Europa vuole la guerra a oltranza

In questi giorni, bui come non mai per l’Unione Europea, la signora Von der Leyen, vestale del neoliberismo di Bruxelles, ha annunciato solennemente e candidamente che entro marzo verranno inviati altri 3,5 miliardi di euro di sostegno all’Ucraina del guitto di Kiev, l’attore nato con la N maiuscola, l’attore e dittatore, il dittatore con una sola espressione, Zelensky. Fa eco alla signora Von der Leyen l’euroinomane Callas, la quale ha serenamente domandato se gli europei siano realmente pronti a inviare, come ella auspica, le proprie truppe a Kiev per portare sostegno all’Ucraina ormai abbandonata da Washington. L’aveva proposto tempo addietro, sicuramente ricorderete, Emmanuel Macron, prodotto in vitro dei Rothschild, e adesso il progetto sciagurato sembra sempre più destinato a concretizzarsi. Non intendo ragionare ulteriormente sulla bancarotta dell’Unione Europea, che sta ora dolorosamente prendendo consapevolezza della propria irrilevanza e della propria integrale subalternità a Washington.

Washington che peraltro da sempre tratta l’Unione Europea come una colonia di secondo ordine, del tutto priva di dignità. Desidero invece richiamare celermente l’attenzione sul mutamento di paradigma che sta prendendo forma in queste settimane. Le sinistre padronali e neoliberali, che sembrano ormai avere del tutto scavalcato le destre stesse nella difesa dell’ordine dominante, si stanno strappando le vesti in tutta Europa, da che sono insoddisfatte della ormai imminente fine della guerra. Fine della guerra che, ormai, è sancita dall’accordo tra Vladimir Putin, presidente della federazione russa, e Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo. Ordunque, anziché giubilare per la fine dei supplizi inflitti al popolo ucraino, le sinistre Arcobaleno, forse ancora più delle destre bluette neoliberali, vogliono che la guerra continui e hanno già apertamente ammesso che seguiranno a votare per il sostegno a oltranza a Kiev. Il mutamento di paradigma a cui facevo testè riferimento si lascia così cristallizzare. Nel 1999, per la prima volta, i partiti europei della sinistra comunista, ormai ridefinita come avamposto di diffusione del verbo capitalistico, scesero in piazza per supportare l’infame guerra imperialistica della Nato contro la Serbia. Se realmente il comunismo era morto nel 1989, simbolicamente moriva nel 1999, con la sinistra schierata apertamente dalla parte dell’imperialismo della NATO, come peraltro avrebbe indefessamente seguitato a fare anche negli anni seguenti. Ora, nel 2025, ci troviamo in una situazione ancor più radicale e ancor più grottesca. Le sinistre seguitano a sostenere le ragioni irragionevoli dell’imperialismo della NATO, quando anche esse siano provvisoriamente accantonate da Washington. Figurano dunque come più realiste del re nel propugnare le ragioni irragionevoli dell’imperialismo dell’Occidente, anzi, dell’Uccidente liberal-atlantista.

L’abbiamo già sottolineato ad abundantiam. Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo, ha deciso di porre fine alla guerra non per una sua intrinseca bontà e per un suo innato amore per la pace, ma semplicemente per il fatto che egli ha ragionevolmente compreso che la guerra contro la Russia non può portare ad alcun risultato concreto, e dunque conviene farla cessare il prima possibile, capitalizzando la decisione e facendo la bella figura di chi vuole la pace, e in realtà semplicemente fa di necessità virtù. Le sinistre europee invece, alla stregua delle destre, vogliono la continuazione del conflitto, Ebbene, per la prima volta in forma radicale, la sinistra diventa in toto il partito della guerra e dell’imperialismo. Non si limita a supportarlo, come era ancora nel 1999, ma apertamente lo promuove motu proprio e si fa vettore delle sue istanze. Non possiamo allora non citare i versi imperituri di Shakespeare. Più delle erbacce puzzano i gigli marciti.