La produzione industriale italiana ha subito un duro colpo nel mese di dicembre 2024, registrando un calo del 7,1%. Siamo tornati ai peggiori valori dai tempi del Covid, una situazione che fortunatamente avevamo ormai dimenticato, ma che purtroppo si ripresenta.
La flessione ha interessato tutti i settori, con crolli particolarmente drammatici nell’automotive, che risulta il settore più colpito: -43%. L’industria automobilistica è stata letteralmente massacrata dalle politiche green, eccetera eccetera.
Anche altri settori strategici hanno subito perdite significative: la moda ha registrato un calo del 18%, mentre la metallurgia è scesa del 10%. L’utilizzo della capacità produttiva è sceso sotto il 75%, livelli che non si vedevano dal terzo trimestre del 2020, ossia nel pieno della crisi Covid.
Il settore automobilistico, come detto, è quello più colpito. Stellantis, ad esempio, ha ridotto la produzione a 310.000 unità, con un calo del 42,8%. Questo rappresenta il dato più basso dal 1957, riportandoci indietro di 68 anni. A dicembre, il crollo ha toccato il 65%, distruggendo l’industria automobilistica italiana.
Anche il settore dei macchinari non è stato risparmiato, registrando una contrazione significativa: il mercato interno è calato del 17,4%, con perdite superiori ai 5 miliardi di euro.
Per quanto riguarda l’export italiano, nei primi 11 mesi del 2024 si è registrata una flessione dello 0,7%, con una riduzione di 3,6 miliardi nei flussi verso la Germania, a sua volta in difficoltà. La Germania ha visto un calo delle importazioni del 2,8%, e il suo PIL ha chiuso il 2024 in negativo per il secondo anno consecutivo. Anche in questo caso, i settori dell’auto e delle costruzioni sono stati fortemente penalizzati, sempre a causa delle politiche green.
Dopo decenni di scelte scellerate, spacciate per progresso, finalmente qualcuno comincia a riconoscere che è stata la politica a sbagliare tutto. Abbiamo assistito a un’economia progressivamente indebolita e svenduta pezzo dopo pezzo, mentre ci veniva raccontato che la colpa era della congiuntura internazionale. Ma non è vero. Altri paesi fuori dall’Europa, che non hanno seguito le scelte scellerate dell’Unione Europea, non registrano questi dati negativi.
Queste informazioni provengono dal Sole 24 Ore del mese di febbraio, un organo che fino a ieri ha sostenuto le posizioni che ci sono state ripetute per anni. Adesso, invece, anche gli industriali e i loro mezzi di comunicazione iniziano a riconoscere che le cose sono come le avevo descritte io.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi