Commerzbank si ribella: ecco perché il sistema delle grandi banche sta fallendo

Oggi parliamo di banche.

Il 2025 è iniziato in modo piuttosto complicato per Unicredit, con ostacoli significativi alle sue mire su Commerzbank e Banco BPM. Sul fronte Banco BPM, Giuseppe Castagna ha presentato un esposto alla Consob, denunciando che l’OPA di Unicredit fosse mirata a rallentare la banca. Successivamente, un altro esposto è stato presentato all’Antitrust, accusando l’operazione di essere una “killer acquisition” volta a eliminare un concorrente.

Parallelamente, il governo italiano potrebbe esercitare il “Golden Power”, avendo 45 giorni per pronunciarsi sulla questione. Nel frattempo, il Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Commerzbank ha criticato duramente il progetto di acquisizione, mentre Jens Weidmann ha sottolineato l’importanza della sovranità bancaria, contestando il mito delle grandi banche transfrontaliere. Secondo lui, istituti bancari di dimensioni eccessive non servirebbero bene i clienti, a differenza delle banche più radicate sul territorio, come Commerzbank stessa.

Il mondo bancario, dunque, sta davvero cambiando. Weidmann ha portato ad esempio i fallimenti di realtà come HVB e Bank Austria, difendendo il ruolo delle banche locali, come le Landesbanken tedesche, e opponendosi all’accentramento bancario promosso da Mario Draghi.

È incredibile, no? Questa vicenda dimostra il fallimento del mito delle grandi banche transfrontaliere, simbolo di una politica industriale subordinata a diktat esterni. Insomma, ciò che vi dicevo e scrivevo da anni: il rischio di un sistema bancario concentrato nelle mani di pochi colossi, che trattano alcuni territori come luoghi di raccolta e altri come luoghi di impiego.

Quando parlavo, per esempio, dell’importanza delle banche popolari italiane, delle casse di risparmio e delle banche di credito cooperativo – le cosiddette less significant banks, cioè banche “meno importanti” secondo certi standard – sostenevo che queste fossero fondamentali per il tessuto economico italiano. Sono banche che investono nel territorio di riferimento, al contrario delle grandi banche, spesso multinazionali quotate in borsa, che magari raccolgono risorse in Italia per poi investirle oltreconfine, in Europa o oltreoceano.

Adesso, a quanto pare, c’è qualcun altro che la pensa così. E guarda caso, si tratta di banchieri.

Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi