Se dal punto di vista militare la guerra in Ucraina continua ad evolvere in senso globale, cominciano, anche dal punto di vista economico, a crearsi degli scenari importanti. “De-dollarizzazione“, è il fenomeno di cui si parla in questi giorni.
Un mossa che coinvolge paesi come il Brasile di Lula, o la Cina di Xi Jinping, ovviamente la Russia di Putin e altri come l’India.
Insomma, i paesi BRICS starebbero iniziando a staccarsi dalla dipendenza USA e dal suo amato dollaro, utilizzato da anni come punto di riferimento standard per il commercio internazionale. Questa è la sensazione, come riporta il media economico statunitense Bloomberg: “Il re dollaro sta affrontando una rivolta“. Come riferisce sempre quest’ultimo, lo yuan avrebbe già sostituito il dollaro nel mercato tra la Cina e la Russia. L’India starebbe invece pensando ad un’alternativa al sistema finanziario statunitense SWIFT.
“Il dollaro non è ancora stato detronizzato” – recita Bloomberg – “ma la de-dollarizzazione non dà cenni di rallentamento“.
Insomma gli USA potrebbero presto tremare e temere quelle partnership che ora si stanno concretizzando, come quella tra India ed Emirati Arabi. Per approfondire questo fenomeno, è intervenuto in diretta con Francesco Borgonovo, il giornalista Thomas Fazi.
Cos’è la de-dollarizzazione?
“È una cosa abbastanza semplice” – spiega il giornalista.
“Basta comprendere che all’indomani della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti emergono come con potenza assoluta a livello mondiale, quanto meno sul cosiddetto ‘mondo libero’. Quindi sui paesi che non erano sotto la sfera di influenza sovietica.
E per consolidare e rafforzare la propria egemonia, sostanzialmente impone al mondo l’uso del dollaro come moneta tra le monete, cioè la cosiddetta ‘moneta di riserva internazionale’, quindi la principale valuta che sarebbe stata utilizzata poi nel negli scambi internazionali.
Questo ha concesso agli Stati Uniti quello che è stato definito ‘un privilegio esorbitante’, perché chiaramente il fatto che le merci, e soprattutto le risorse, il petrolio, siano prezzate in dollari, significa che gli Stati Uniti a differenza di tutti gli altri paesi, hanno appunto l’esorbitante privilegio di poter acquistare beni servizi risorse dall’estero, semplicemente stampando la propria valuta privilegio che gli altri paesi non hanno. Ora però, sono più di dieci anni che le potenze emergenti denunciano il ruolo imperialista ed ormai ingiustificato del dollaro. Poteva avere un senso quando l’economia americana era di gran lunga la più importante economia al mondo. Ma sappiamo che ormai non è più così” – Cina in primis infatti sembra avvicinarsi sempre più velocemente al PIL statunitense.
La questione Ucraina
Chi minaccia l’imperialismo finanziario della civiltà del dollaro sono i paesi BRICS, come spiega Fazi, che avrebbero chiesto in precedenza all’occidente una riforma del sistema internazionale. Richiesta mai presa in considerazione.
Ma dopo lo scoppio della guerra in Ucraina i paesi BRICS “hanno deciso di cominciare a organizzarsi da soli.
E quindi hanno capito che la riforma del sistema internazionale non sarebbe mai arrivata.
Dunque stanno iniziando a crearsi un loro sistema finanziario alternativo e si stanno piano piano sganciando dal dollaro“.
“Questa cosa è fattibile?” – si chiede il vicedirettore de La Verità, Francesco Borgonovo.
“Assolutamente“.
“Quando parliamo di BRICS – precisa Fazi – parliamo dell’area economica più grande e dinamica del mondo.
Area economica che è destinata a crescere di più nei prossimi anni, molto di più rispetto all’occidente.
Non c’è assolutamente nulla che possa impedire a questi paesi di crearsi un nuovo sistema finanziario.
Cosa cambierebbe ai paesi occidentali? Nella misura in cui andrebbe a indebolire l’egemonia americana e quindi anche la capacità degli Stati Uniti di estrarre risorse dagli altri paesi, risorse che poi nel dal dopoguerra in poi sono state sempre poi redistribuite anche ai paesi vassalli, tra cui l’Europa, significherebbe una perdita di potere economico significativo.
Soprattutto in un momento in cui abbiamo perso quello che era il nostro principale fornitore di energia, che era la Russia.
Quindi nel momento in cui s’indebolisce il sistema americano, si indeboliscono anche i protettorati americani, tra cui anche noi.
Quindi in questo momento la lezione da trarre da tutta questa situazione sarebbe: oggi più che mai, è necessario sganciarsi dal sistema di controllo americano“. Trattasi quasi delle stesse parole che il Presidente francese Macron aveva usato nella scorsa visita a Xi Jinping: “Bisogna evitare di essere vassalli USA“.