Lo storico Cardini risponde in diretta alla polemica su Salò ▷ “Nuova censura ai danni della storia”

Si torna, per l’ennesima volta, a parlare di uno scandalo.
Dopo la non apprezzata e bersagliata lettera della Meloni, dopo il rifiuto del presidente Anpi della stretta di mano offerta da Sgarbi, eccone un’altra. “Quei ragazzi, quelle persone, quei soldati sono stati spesso tutt’altro che degli aguzzini, tutt’altro che degli assassini, sono stati combattenti seri, onesti“. Queste le frasi attaccate e criticate. E sono dello storico e saggista Franco Cardini, in riferimento ai ragazzi di Salò. “Anche loro quando sono andati a combattere, erano in buona fede. Magari stavano dalla parte sbagliata, ma volevano difendere la patria“. Lo ha detto su La7 a Otto e Mezzo, da Lilli Gruber.

In men che non si dica è arrivata una richiesta indirizzata a Luciano Canfora, che insieme a Cardini, cura il festival di Genova, “Storia in piazza” : “Bisogna domandarsi se è possibile, e moralmente accettabile, collaborare con un tipo simile“. Una dichiarazione firmata dallo storico Antonio Gibelli, che così auspica un’esclusione dalla kermesse dello storico.
Insomma hanno creato l’ormai solito scalpore, le parole di Cardini, pronunciate proprio la sera del 25 aprile, il giorno della Liberazione.
Un 25 aprile che a quanto pare non vuole saperne di festeggiare senza un qualche tipo di polemica.
In diretta a “Punto & Accapo”, il vicedirettore de La Verità, Francesco Borgonovo, ha avuto l’occasione di sentire l’opinione del diretto interessato.

Sono più un provocato che un provocatore” – dice Cardini.
Non amo sgomitare per far sapere quello che penso, salvo casi di stretta competenza insomma.
Però mi capita di dire quello che penso nella misura in cui conosco anche qualche argomento.

E questo non sempre provoca consensi, d’altra parte queste sono le regole del gioco“. Il problema che però c’è da sottolineare, come evidenzia Borgonovo, è il discorso legato alle conseguenze, specie quelle lavorative, di una richiesta che Cardini definisce “censoria“.
E non bisogna neanche dare per scontata la questione allacciata alla libertà di parola e alla democrazia.

Lo storico allora precisa: “Francamente mi dispiace per il signore che ha promosso tutta questa faccenda.
Quello che lascia un po’ l’amaro in bocca in questa vicenda, che fa vedere anche una certa corruzione di costumi morali, è questa bizzarra idea, che vive in una democrazia, che a detta di qualcuno è una democrazia ‘avanzata e perfetta’, che ci sia tanto poco senso della libertà e anche tanto poco senso della della collaborazione scientifica, che si sviluppa anche attraverso le polemiche evidentemente. In altri tempi il tizio che ha presentato quella sorta di incrocio fra una lamentela e e un’ingiunzione al professor Canfora avrebbe chiesto un confronto. Si è dimostrato una strana figura di studioso.

Si sarebbe magari sfidata la persona che aveva detto cose inesatte, o addirittura aberranti, a tornare a difenderle in un pubblico confronto. Un confronto diretto. Invece si chiede l’intervento censorio. Si chiede l’inquisizione.
Ma è a questo punto che uno si chiede: ma che razza di evoluzione ha fatto questa democrazia italiana?“.