La pandemia ci ha fatto rendere conto di alcune importanti modifiche dei paradigmi di comunicazione e sanità nel mondo occidentale. Il tema è di primaria importanza, soprattutto quando questi due mondi si incontrano. Secondo Fabio Duranti vi è alla base anche delle vicende occorse a Radio Radio, una mancanza di pluralismo e quindi di democrazia, così a “Un Giorno Speciale”: “Google, Youtube, vogliono diventare i padroni del mondo. Vogliono obbligarci a dire quello che loro vogliono, altro non si può dire. Dicono ‘vallo a dire da un’altra parte’. Ma non posso andarlo a dire da un’altra parte se ti sei occupato tutti gli spazi comunicativi. Il problema è che tu occupi tutti gli spazi e lo fai con la compiacenza del sistema giudiziario. Speriamo che ci siano ancora giudici intelligenti…Mi auguro che molte persone diano solidarietà al principio che il pluralismo è la base della democrazia, perché è solo tramite il pluralismo che può essere attivata anche quella famosa parolina magica che è stata usata a sproposito negli ultimi tre anni: la scienza. Perché senza il dibattito, senza la discussione, la scienza non non è mai realizzata. La scienza è un metodo. Non può essere ‘fidati della scienza’. ‘Fidati della scienza’ è la parola più idiota. È la più grossa cazzata che si possa dire”.
Alessandro Meluzzi porta il discorso siu grandi colossi della sanità, tracciando uno scenario preoccupante: Tu pensi che se io invece che avere 67 anni, ne avessi avuti 27 e avessi dovuto fare il mio primo concorso per diventare professore associato, di aiuto ospedaliero, avrei potuto dire sulla Pfizer le cose che ho detto in questi mesi, in questi anni? No. Forse nella mia follia l’avrei anche fatta a 27 anni, ma è fuori di dubbio che oggi, siccome queste stesse centrali di potere decidono le carriere universitarie, le carriere ospedaliere, le carriere politiche, bisogna essere dei pazzi masochisti per metterci contro questo potere. Alla base della scienza, della clinica, c’era anche la concorrenza, ma anche la concorrenza di punti di vista, di vedute, non soltanto di punti di vista teorici, teoretici e scientifici. Perché una delle grandi preoccupazioni della vecchia medicina e della vecchia bioetica, della vecchia medicina legale, era il cosiddetto reato di comparaggio. Che cos’era il comparaggio? Era il fatto che il vecchio legislatore pensava che il medico e il farmacista non dovessero mettersi d’accordo. Oggi c’è un unico protocollo imposto dallo Stato che dice che cosa si deve fare e cosa non si deve fare. Viene meno la concorrenza, il dibattito, la libertà, perché entriamo in una cosa che la vecchia società capitalista aborriva e la nuova società capitalista del controllo invece impone, che è il monopolio, il totale monopolio dell’informazione, della cultura, della salute.
Meluzzi completa il suo ragionamento facendo anche riferimento a quello che accade nella pratica nel rapporto logoro tra persone e medicina: “Alla fine quello che emergerà sarà un figura secondo me nuova, che sarà quella dell’avvocato difensore in medicina. Una signora viene da me mentre aspettavo e mi dice ‘sa mia mamma deve farsi l’intervento per la protesi del ginocchio, hanno detto che deve firmare perché forse dovrà essere trasfusa. Mia mamma ha paura perché non si è vaccinata. Ha paura che gli trasfondano il siero di vaccinati, del sangue di vaccinati’. E allora io gli ho detto, ma lei è la figlia si offra di fare la donatrice, si faccia trattare il sangue suo. Ci vorranno gli avvocati difensori, ci vorrà qualcuno che di fronte a qualsiasi cosa, anche ad un intervento chirurgico, ad una terapia, vada da un medico di fiducia, capito? Per essere difeso dal sistema.
Sull’andare controcorrente Vanni Frajese si esprime così: “Complesso non andare andare contro la corrente, ovviamente da un lato molto faticoso, i risultati che possono sembrare piccoli nel risveglio delle persone, ma in realtà non lo sono. Ci hanno ingannato fin dall’inizio, dicendo che l’essere umano è una belva terribile, ma non è affatto così. L’essere umano ha la possibilità di essere ciò che vuole essere. Se lasciassero la possibilità alle persone il tempo è la maniera di poter fare un proprio cammino di ricerca alla domanda fondamentale: ma io chi sono? Che cosa sono? Che cosa ci sto a fare qui? Il naturale percorso che si può diramare porta sempre a quella risposta che in realtà tu sei qui per amare. E l’amore è qualcosa di molto più complesso di quello che noi tendiamo a rappresentare, che è connesso alla sfera erotica, che in realtà con l’amore vero e proprio non c’entra assolutamente niente”.