Le more e le bionde invecchiano, la Rossa mai; anche se son più le volte che fa soffrire, ma forse la si ama così tanto proprio per questo. Del resto è San Valentino e la signora si mostra non senza malizia e civetteria.
Fuor di metafora, ecco la Ferrari SF23, monoposto che a Maranello hanno concepito come la logica e migliorativa evoluzione della macchina che aveva evidenziato progressi nella competitività lo scorso anno, prima di essere surclassata da una Red Bull perfetta e penalizzata sa alcune strategie autolesioniste.
Una rivisitazione nel cromatismo rispetto a un anno fa, sempre con tonalità rosso opaco e tanto nero in vista in più punti, con l’esposizione in aggiunta di parecchi componenti di carbonio.

Tante le rivisitazioni aerodinamiche, sia nell’anteriore, dove spicca la presa d’aria del cockpit, che nel posteriore, con tanto lavoro che ha coinvolto il gruppo del cambio, con evidente snellimento del profilo “coca cola” che accomuna la maggior parte delle monoposto 2023.

Sul fronte motoristico, visto che se n’è parlato tanto, forse troppo e certamente in modo genetico, la neonata Ferrari potrà contare su un motore profondamente rivisto anche in termini di materiali che, da quanto si evince dai test al banco, sembra presentare dati confortanti in termini di affidabilità, anche per l’estrema compatibilità con carrozzeria e telaio. Di conseguenza dovrebbe essere possibile ottenere un incremento di potenza non derivante da quegli ipotizzati trenta cavalli in più, ma dal fatto che sarà possibile tornare ad utilizzarle le mappature più spinte, che valorizzeranno tutti i cavalli a disposizione.

Ora via ai test in Bahrain, poi alla medesima latitudine, dal fine settimana che culminerà con la gara di domenica 5 marzo, occhio allo spegnimento dei semafori. La Rossa non vede l’ora.

Paolo Marcacci