Cento miliardi in ostaggio, migliaia di famiglie e imprese a rischio. La vicenda Superbonus 110 per cento non è solo una protesta per l’assistenza, ma una lotta per la vita. Il tema è il funzionamento della cessione del credito, una delle forme con cui si può accedere al Superbonus, ossia trasferendo la detrazione del 110% ad altre imprese, banche, enti o professionisti. Nel Dl Aiuti quater, con un emendamento approvato in commissione Bilancio al Senato, si è deciso che il numero massimo di cessioni da parte di soggetti “qualificati”, numero che all’esordio era illimitato, è diventato limitato. Da lì, le banche hanno iniziato a non voler più comprare tali crediti. 

In poche parole, le imprese devono poter cedere a delle banche desiderose di acquistare tale credito per rimborsarlo. Tuttavia, il meccanismo si è inceppato perché le banche non sono più disposte ad acquisire tale credito, una fattispecie che ha bloccato il lavoro di numerose imprese che facevano affidamento su quel meccanismo per continuare a lavorare. Molte di queste imprese si sono riunite nel CANDE (Class Action Nazionale Dell’Edilizia) per far valere i propri diritti e difendere la propria categoria. Tantissime aziende, nonostante abbiano enormi crediti di imposta, sono costretti a cederlo a meno del suo valore pur di non fallire.

Se dopo Mario Draghi, che ne è stato il grande avversario, si pensava che con il centrodestra al governo la musica sarebbe cambiata, finora le aspettative sono state ampiamente deluse. “I crediti andrebbero iscritti a debito nel bilancio dello Stato”, ha spiegato Stefano Sylos Labini del CANDE. “Alcuni esponenti della Commissione europea hanno detto che era una ottima misura, in più ora si parla di aggiornare ammodernandolo il nostro patrimonio edilizio. A fronte di questo stimolo alla ristrutturazione, si continua a far inceppare un meccanismo che funzionava benissimo. Il problema di questo governo è il ministro dell’Economia, Giorgetti, che è un seguace dell’ex ministro di Draghi, Franco. Peraltro, Draghi che è il profeta del liberismo si è opposto alla libera circolazione dei crediti, da non credere. Stanno usando la storia di Eurostat che vorrebbe modificare i regolamenti fiscali in modo strumentale, come un alibi: lo Stato non rimborsa in credito cash, ma fa solo sconti fiscali. Se io ho già esaurito le tasse da pagare da scontarmi, che ci faccio? Li cedo a qualcun altro che ha ancora le tasse da pagare a un dato prezzo, quindi lo Stato non paga alcun euro. Stanno cercando di mischiare le carte con falsità assortite, si tratta solo di una minore entrata futura, non ha nulla a che fare con l’emissione di maggiore debito. Stiamo arrivando a livelli di mistificazione impressionanti”.

L’approccio che stanno avendo ora va contro questa misura”, ha dichiarato Piero Cosentini del CANDE. “Essendo presente da diversi anni, non è mai stato considerato debito. Perché ora dovrebbe improvvisamente diventarlo? L’Ue non l’ha mai posta come problema, ora dal governo lo spacciano come tale. Inoltre, molti operatori del mercato sono usciti da questo segmento, reincentivarlo li riporterebbe dentro e aiuterebbe a risolvere il problema. C’è sempre il rischio che il credito non venga utilizzato, qualora questo non venga ceduto, e che quindi tale venga perso. Proprio per questo motivo non andrebbe contabilizzato come debito. Le banche vanno sostenute nei loro acquisti e per far sì che questi crediti vengano assorbiti”.

Molto spesso in quelle aule le teste pensanti che hanno voglia di opporsi ai propri partiti sono pochi, purtroppo”, ha aggiunto Raphael Raduzzi, ex deputato di Alternativa. “Come si fa a star dietro a normative che cambiano ogni due mesi? Siamo a più di 20 modifiche, fare impresa dovrebbe essere semplice. A livello di contabilità ci sono due tipologie di crediti di imposta, quelli pagabili e quelli non pagabili. Quelli pagabili lo Stato ha la certezza che ci sarà un’esborso totale e dunque un pagamento di quel benefit. Con il superbonus, non potendo questo essere portato in annualità successive e per vari motivi non viene riscosso, quel credito potrebbe non essere pagato da parte dello Stato. E non è che la credibilità risolve in assoluto il problema: questa spada di Damocle è in realtà spuntata, è un modo che il governo ha per dare contro all’Europa quando invece lo fa solo per non schierarsi contro certi ambienti. In questo senso c’è continuità tra governo Draghi e Meloni, anche se ci sono singoli individui che provano a lottare al loro interno. Se ci si scontra con istituzioni nazionali e internazionali che fanno muro, a queste va opposto un muro ancor più forte, costituito anche dalla corretta informazione”.