Si sente spesso parlare di chiusura di enti pubblici che, secondo la vulgata, sarebbero “inutili e dispendiosi”. Merito (o colpa) di un dibattito pubblico che li ha di frequente additati come superflui e, dunque, da pensionare. Eppure, molti di loro assolvevano funzioni non molto visibili, ma utili per il funzionamento dello Stato.
“Non parlo volentieri della questione perché trovo che il dibattito sia stato portato avanti in modo sommario“, commenta Francesco Borgonovo. “Ci sono ancora in Italia gli echi del dibattito sulla casta, una questione che non sopporto: meglio spendere di più per un fannullone che tagliare arbitrariamente. Anche io sono favorevole all’efficentamento e alla razionalizzazione dei costi, ma non siamo in grado di farla. Siamo solo stati capaci di infierire su enti giudicati sommariamente come inutili. Abbiamo cancellato con questa furia iconoc(l)asta una serie di enti e centri studi che sarebbero invece tornati molto utili rispetto alle criticità che abbiamo affrontato. Per esempio, a causa della razionalizzazione imposta all’Istituto superiore di Sanità, sono stati chiusi alcuni centri di ricerca su epidemie e virus che forse, se avessimo lasciato aperti, avrebbero modificato il dibattito pubblico sulla pandemia. Meglio poi pagarli noi che affidarci a esperti finanziati da terzi. Basta con i pregiudizi”.