La pandemia, non è una notizia, ha echi lontani che furono soppressi per timore che la voce si diffondesse troppo. Lo spiega un documentario mandato in onda su History Channel, dove viene associato il ritardo della comunicazione del nascente virus (a opera di un dottore cinese), al controllo pervasivo del mondo digitale operato dal governo comunista che vige in Cina. “Nei primissimi giorni della pandemia, il controllo sui social limita a pochissime persone l’accesso alle informazioni sul Covid-19“, dice una delle voci del documentario. “Scompaiono anche le persone che le pubblicano. Pratiche che non esistono solo in Cina, ma iniziano a diffondersi anche oltre. E’ un futuro molto cupo, l’autoritarismo si sta diffondendo anche in rete, e si diffonde perché i governi sono interessati a che questo fenomeno si allarghi il più possibile perché permette loro di controllare i fenomeni.

Oggi, per plasmare il comportamento umano servono anche gli #influencer, come dimostrano il regime cinese e fenomeni come Cambridge Analytica“. Fenomeni, questi, che gli esperti documentano da molti anni. Il commento in merito di Alessandro Meluzzi: “Il problema oggi è il controllo, a costo di reprime l’economia reale di uno Stato. Il problema è il potere, proprio come in Cina“. Ma questa impostazione che deriva dai governanti Mandarini non esiste solo ad Oriente, anche colori che governano l’Occidente stanno cercando di imporre un modello: “La situazione è molto pericolosa perché le elité non hanno bisogno del nostro denaro o dei nostri beni, hanno bisogno di una umanità che diventi una rete di zombie, di automi perfettamente controllati e controllabili“.

Il pericolo lo ritroviamo anche nel quotidiano, rincara la dose Duranti: “Accettare la moneta digitale è come lasciare aperta la porta di notte, un tizio brufoloso dietro alla tastiera può dire a chi vorrebbe imporci certi modelli qualsiasi cosa, dove siete, quanti soldi avete in banca, quali transazioni avete effettuato“.