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Sì, è giusto prepararsi a un’invasione. Sì, ha un senso addestrare le truppe e prepararle. Però un conto è prepararsi di fronte a un nemico che annuncia di voler conquistare il mondo, un conto è mettere avanti le mani. Specie in vista dell’allargamento della NATO che non è mai stato un segreto impensierire – non poco – la Russia, visto che tecnicamente si tratta di una violazione delle promesse pattuite al crollo dell’Unione Sovietica.
Se poi ci aggiungiamo un accordo preventivo e supporto militare degli USA a vantaggio dell’Ucraina, molto di ciò che accade ora ha una motivazione (che è ben diversa da una scusante, figurarsi da una giustificazione).
A dirlo non è un portavoce del Cremlino, bensì Pat Ryder, portavoce del Pentagono, il quale ha dichiarato che “decine di migliaia di soldati ucraini hanno ricevuto addestramento a partire dal 2014, il ritmo è accelerato in seguito all’invasione russa di febbraio“.

I membri del servizio statunitense“, continua, “stanno fornendo ai soldati ucraini addestramento sui vari sistemi d’arma“.
Giova ricordare che ci sono stati degli accordi di Minsk e che, forse, addestrarsi in preparazione a una guerra magari lasciava presagire che prima o poi si sarebbe arrivati a un conflitto.
Una confessione, quella di Ryder, che cambia un po’ il quadro del Paese aggredito senza che se lo aspettasse. Dichiarazioni a cui fanno seguito quelle del polacco Mieczyslaw Biniek, Generale NATO che pure ha ammesso: “Le forze speciali ucraine sono state addestrate dal 2016 dalle truppe speciali della NATO“.

Anche qui sarebbe meglio uscire dai luoghi comuni e dalla retorica ufficiale per andare dentro i fatti, che non vuol dire che Putin & Co. siano sant’uomini, perché l’invasione l’hanno fatta e le bombe le buttano. Resta il fatto che la situazione in Ucraina sta diventando veramente pesante e se non si dovesse arrivare a un cessate il fuoco sul breve periodo, più che il nostro interesse, ci andrebbe di mezzo l’Ucraina stessa. E in maniera devastante.