Parliamo di aumento dei prezzi, ma vi voglio fare riflettere in modo leggermente diverso da quello al quale normalmente siete abituati. L’aumento dei prezzi è certamente un alleato dell’onorevole Giorgia Meloni, che vede quindi nell’innalzamento della crescita nominale dal 4,3 circa al 4,8, circa un punto di vantaggio per lei. Mentre il gettito sale dopo i 37 miliardi in più registrati dal governo uscente, a farne le spese sono i più poveri. Le famiglie dei più poveri a causa dell’aumento dei tassi dei costi perdono potere d’acquisto. L’inflazione, da che mondo è mondo, agevola il debitore. Ed è vero che aiuta gli onorevoli Giorgetti e Meloni, perché l’inflazione impatta sotto altri due aspetti. Il primo è quello delle entrate tributarie, dove è chiaro che se l’IVA è calcolata su basi imponibili gonfiate dall’inflazione, il gettito per lo Stato aumenterà, così come aumenterà il gettito Irpef per l’aumento nominale, peraltro finora modesto, dei redditi da lavoro e da pensione. L’altro effetto meno noto è quello che gli economisti chiamano effetto palla di neve. In parole povere, se il tasso di crescita del PIL, che è il prodotto interno lordo, è superiore al tasso di interesse del debito, allora il rapporto debito PIL diminuisce pure in presenza di un saldo primario negativo.

Questo è quello che è successo negli ultimi vent’anni in Italia, nonostante noi abbiamo inanellato, come io ho raccontato diverse volte in tutti questi anni, degli avanzi di bilancio cosiddetto primario, cioè la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato al netto della componente della spesa per interessi. E quindi l’effetto della palla di neve negativo ha fatto crescere il rapporto debito PIL. A questo punto il vero nocciolo della questione è il modello tedesco, perché saltato in aria il modello tedesco, che era quello di riferimento dell’Unione europea, cioè bassa inflazione (ecco perché volevano l’euro forte), modesto aumento salariale (cioè abbassare i diritti dei lavoratori), compressione della domanda interna (quello che è stato fatto negli ultimi dieci anni in Italia, per esempio) e un export trainante. L’effetto di una crescita moderatamente inflazionistica sembra essere un vantaggio per il Governo Meloni per superare le difficoltà, per lo meno nel breve periodo. Penso che si illudano se pensano che questa sia la strada. La strada è cambiare decisamente rotta e andare verso un’economia umanistica. Non giocare sui tassi di mercato. Buona economia umanistica.

Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene, con Valerio Malvezzi