In questi giorni di tensione fortissima tra l’Italia e la Francia per quel che riguarda l’immigrazione di massa e la sua gestione, riscontriamo l’ennesimo cortocircuito nel paradigma della sinistra chic fucsia: difendere i lavoratori o difendere i migranti?
L’immigrazione? Superfluo ricordarlo, era già noto a Marx, è una politica anzitutto antioperaia. Sono i lavoratori, sotto ogni profilo, i più colpiti dall’arrivo deregolamentato dei migranti. Si abbasseranno i costi della forza lavoro per tutti, si potenzieranno i profitti del capitale, si ridurranno i già scarsi servizi pubblici e così via.
La destra bluette neoliberale non ha dubbi: essa è contro l’immigrazione, ma per il capitale che la genera. Lotta contro gli effetti coltivandone le cause. La sinistra fucsia è invece per l’immigrazione sempre più contro i lavoratori. Mai contro il capitale, le classi dominanti.

Che fare allora? I nemici non sono i migranti, ma chi? Il blocco oligarchico neoliberale usa l’immigrazione per poter sfruttare i migranti, manodopera a basso costo e per poter così abbassare in generale i costi della forza lavoro autoctona in nome della legge spietata della competitività al ribasso.
Anche in questo caso tertium non datur. Occorre essere per i lavoratori e adoperarsi per evitare che i popoli africani siano costretti ad abbandonare le loro terre. Come? Ponendo immediatamente fine al colonialismo diretto e indiretto dell’Occidente a nocumento dell’Africa. Sapevate, ad esempio, che i francesi impongono in Africa il franco africano? E sapevate che l’Europa continua a sfruttare senza pietà l’Africa, condannando donne e uomini a fuggire come migranti? Ce l’ha insegnato Sankara in modo perfetto. L’Europa e l’Occidente continuano a colonizzare l’Africa e ne determinano la povertà, la miseria, quelle cause che poi fanno scaturire come conseguenza l’immigrazione di massa. Del resto è curioso che nel discorso politicamente corretto ed eticamente corrotto si parli sempre solo dei migranti africani e mai dei restanti africani che sono i più e che sono in condizioni anche peggiori di quelle a cui sono ridotti i migranti.

La soluzione non sta nel lottare contro i migranti, ma contro il colonialismo che produce l’immigrazione di massa ed è veicolo di sfruttamento ulteriore del lavoro anche in Occidente. La lotta non è orizzontale, come vorrebbe la destra bluette. La lotta è verticale, basso contro alto, sfruttati contro sfruttatori, forma lavoro contro forma capitale. Ancora una volta bisogna avere il coraggio di compiere una rivoluzione copernicana della politica e avventurarsi al di là della destra bluette neoliberale e della sinistra fucsia neoliberale, le quali fanno valere un’antitesi completa che però rivela come entrambe siano funzionali all’ordine dominante neoliberale, del quale ordine neoliberale sono semplicemente le due ali. Ecco perché di fronte all’immigrazione abbiamo la bancarotta delle categorie di destra e sinistra. E ancora una volta, proprio da lì deve partire l’esigenza di un rinnovamento teorico fondamentale che ci insegni a capire più che mai come il nemico è il padronato cosmopolitico.

Il nemico non sono i migranti, ma chi getta i popoli nella condanna alla migrazione. Il nemico non sono i disperati, ma chi getta i popoli nella disperazione. Come disse una volta, come una vera e propria vox clamantis in deserto Joseph Ratzinger, alias Benedetto XVI, “Si parla tanto di diritto a migrare e nessuno ha il coraggio di parlare del diritto a rimanere radicati nella propria terra”, a poter costruire un destino e un futuro nelle proprie radici e nella propria terra senza essere condannati alla mobilitazione permanente dello sradicamento e dell’immigrazione capitalisticamente connotati.

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