Il nostro Paese ha avuto una variazione negativa nella spesa pubblica per un quarto di secolo. Ciò che molti non sanno è che, dal 1970 al 1982, quando cresceva il risparmio e la produttività degli italiani, guarda caso, aumentavano le spese dello Stato in un settore ben preciso. L’azione e gli interventi in campo economico? Questo è il dato più importante e meno noto in ambito di economia umanistica. Uno Stato dovrebbe tornare ad investire nell’aiuto alle imprese per creare dei posti di lavoro. Abbiamo smesso di farlo da 40 anni e i risultati sono sotto i nostri occhi, se li si vuole vedere. Naturalmente occorre smontare la narrazione pretestuosa della “liretta”.

Questa mattina ero al bar e scherzando con l’amico barista si parlava appunto del passaggio tra la lira e l’euro, ricordando quello che è successo nei bar italiani circa vent’anni fa, quando appunto passammo dalla lira all’euro. Ma soprattutto parlavamo dei mutui, delle case, parlavamo del valore dell’euro, di quanto costava comprare un gelato, un giornalino e via discorrendo. Ora ci hanno spiegato per vent’anni che questa difesa dell’euro serviva sostanzialmente per renderci più ricchi. Purtroppo così non è, perché tutti i dati che io vi ho portato in questi anni ci fanno vedere che noi abbiamo 6 milioni di poveri.

Livelli spaventosi di disoccupazione dei giovani soprattutto, e soprattutto persone che si definiscono Neet, cioè “not in employment or education” or training, cioè persone che non stanno né studiando né formandosi né facendo pratica di lavoro e via discorrendo. Per non parlare di quello che è successo in materia di pensioni e servizi sociali, ecc. Quello che voglio segnalarvi con questa pillola di oggi è che quando invece cresceva il risparmio degli italiani, lo Stato italiano faceva una cosa ben precisa: investiva in aiuti di Stato delle imprese italiane. Punto. Questo va detto chiaramente e a chiare lettere. Quello che invece si sta cercando di fare come io raccontavo dalla cronaca di questi giorni è che l’Europa, in questa situazione di guerra, alle nostre porte, di crisi energetica, di situazione ex pandemica, invece di espandere la spesa pubblica e cercare di dare posti di lavoro, sta tornando a chiederci pareggio di bilancio, rispetto dei parametri, riduzione della spesa pubblica, riduzione del debito. Perché in realtà l’interesse non è quello dei cittadini. L’interesse è quello dei grandi speculatori internazionali. Tutto qua. Se avete capito questo, avete capito l’importanza del passare dall’economia capitalistica, all’economia umanistica.

Malvezzi quotidiani, l’economia umanistica spiegata bene