All’indomani delle elezioni politiche, sono in molti a vedere nella vittoria di Giorgia Meloni e del suo Fratelli d’Italia un possibile ritorno al Fascismo. A sorprendere, però, è l’utilizzo imperturbabile (da parte dei partiti, dei media, così come dell’opinione pubblica) di categorie, quali ‘Destra’ e ‘Sinistra’, per definire sistemi di pensiero che, a oggi, non rispecchiano più la realità. A pensarla così è il filosofo e saggista Diego Fusaro, che anzi propone il superamento di questa dicotomia in favore di un nuovo modello ermeneutico, seppur provvisorio.

Destra e Sinistra: una dicotomia anacronistica

“Penso che Destra e Sinistra abbiano avuto una genesi storica particolare, essenzialmente nella modernità. Come sapete, nascono con la Rivoluzione Francese, quando i deputati si siedono a destra o a sinistra dell’Assemblea, quindi eviterei di fare di Destra e Sinistra due valori ideali eterni, che è quello che faceva Norberto Bobbio. Hanno una loro durata storica, nascono con la modernità: la Destra è, essenzialmente, il partito della conservazione dei rapporti di forza, la Sinistra è il partito che cerca di superare il rapporto di forza per produrre una società emancipata. Questa dicotomia, che ha un pieno senso nella modernità, è implosa oggi: siamo entrati in una fase in cui il capitalismo vincente, soprattutto dopo il 1989, ha sussunto sotto di sé Destra e Sinistra, ridefinendole come Destra neo-liberale e Sinistra neo-liberale. Quindi, la dicotomia stessa perde il suo significato, ma non perché lo teorizzi io (secondo alcuni perché voglio far infiltrare la Destra neo-fascista eterna nella parte dei buoni), ma perché Destra e Sinistra oggi sono due funzioni dell’ordine neo-liberale. Non dimentichiamo che le grandi sconfitte per le classi lavoratrici negli ultimi quarant’anni sono avvenute quando stabilmente c’era al potere la Destra ma anche la Sinistra (Mitterrand in Francia, Blair in Inghilterra, D’Alema in Italia). Non è che con la Sinistra al potere il capitale sia stato fermato, anzi è stato agevolato tanto quanto con la Destra. Questo mi permette di dire che siamo al di là della dicotomia Destra-Sinistra e bisognerebbe aggiornare le mappe concettuali: oggi Destra e Sinistra non ci permettono di capire i problemi della globalizzazione, anzi il capitale usa Destra e Sinistra per impedirci di capire i problemi reali della globalizzazione“.

Un nuovo modo per comprendere la realtà

Noi dovremmo fare uno sforzo ermeneutico e andare al di là di questa vecchia dicotomia, che serve oggi come protesi di consenso per la civiltà dei mercati, che finge l’alternanza perché in realtà è un’alternanza senza alternativa: nel caso italiano, che vinca la Destra bluette di Giorgia Meloni o la Sinistra fucsia di Enrico Letta, vince comunque lo stesso ordine neo-liberale, mentre un tempo che vincesse la Destra o la Sinistra cambiavano di gran lunga le cose. Oggi, se guardiamo alla categoria dell’uguaglianza, probabilmente la Sinistra è più a destra della Destra paradossalmente perché se guardiamo i Governi degli ultimi vent’anni, ha fatto molte più cose in senso non disegualitario Berlusconi di quante non ne abbia fatte il Centrosinistra. Il capitalismo oggi non è di Destra, è insieme di Destra e di Sinistra: di Destra nell’economia (deregulation dei mercati), di Sinistra nella cultura (deregolamentazione antropologica). A mio avviso la categoria inizia a implodere dal 1968, quando la Sinistra inizia ad aderire al programma della civiltà dei consumi e a pensare all’emancipazione come liberalizzazione individualistica dei consumi e non più come superamento del capitalismo. Del resto, storicamente la Sinistra è per gli oppressi, oggi non più, proprio come la Destra. Se Destra e Sinistra rappresentano l’alto, cioè l’ordine neo-liberale e il patriziato cosmopolitico, noi dobbiamo pensare a categorie che rappresentino il basso, cioè le classi lavoratrici e i ceti medi: questo potrebbe essere un provvisorio schema ermeneutico per capire la politica contemporanea”.

“I veri sconfitti sono i partiti anti-sistema”

“I leader politici in realtà non hanno una visione politica: Giorgia Meloni ed Enrico Letta non hanno una visione politica, Togliatti, Almirante, Andreotti e Moro l’avevano. Letta e Meloni hanno la stessa visione del mondo, anche se poi si dividono su questioni secondarie (Peppa Pig o il colore della pelle della Sirenetta). Oggi vige un estremismo di Centro perché tutti i partiti si sono spostati verso un Centro neo-liberale e tendono a delegittimare le fasce estreme. In queste elezioni vince ovviamente il banco neo-liberale, i veri sconfitti sono i partiti anti-sistema, che hanno perduto sia per cause endogene che per cause esogene: nel secondo caso, gli italiani hanno preferito il ‘voto utile’, nel primo, questi partiti non sono riusciti a unirsi, quindi hanno dato vita ad antagonismi talvolta anche orizzontali e questo ha creato sfiducia negli elettori, che pure simpatizzano per le loro idee”.