Leggo, in questi giorni, di una pasticceria di Milano – o meglio di una catena di pasticcerie di Milano – che è diventata recentemente “cashless”, come usa dire, cioè ha abolito l’utilizzo dei contanti.

Ovviamente viene celebrata e santificata dai giornali aziendali filobancari, che in essa ravvisano i prodromi di quello che sarà il futuro cashless, di fatto elogiando la scelta di questo imprenditore che, senza alcun obbligo per ora, ha deciso di abolire il contante nella propria attività. Non ci stupiamo che venga celebrato come un eroe dacché effettivamente l’abolizione del contante rientra a pieno nei desiderata della plutocrazia neoliberale sans frontier.

Voglio spendere due parole prima di commentare ulteriormente il fatto in relazione a un tema che più volte abbiamo affrontato, anche in questa sede. L’abolizione del contante figura indubbiamente come uno dei punti salienti della tabella di marcia dell’ordine neoliberale finanziario. Esso giustifica l’abolizione del contante con la ben nota e ben collaudata retorica della lotta all’evasione. Evasione che ovviamente i gruppi finanziari fanno tranquillamente in forme clamorose senza alcun bisogno di passare dal contante. Forse si potrebbe dire che questa lotta all’evasione – che in realtà è lotta contro il contante – non è lotta all’evasione dei gruppi finanziari no border ma è lotta contro i ceti medi, i bottegai e le piccole imprese locali.

In realtà sappiamo che la vera motivazione del passaggio al mondo cashless, alla società senza contatti e senza contanti, è un altro ed è da ravvisarsi nel trionfo assoluto dell’ordine finanziario e bancocratico che potrà poi disporre per intiero dei nostri danari. L’obiettivo è ancora quello di un passaggio a una società di controllo totale: il ben noto capitalismo della sorveglianza. Il passaggio decisivo è ancora quello che ogni nostra transazione, quando vi sarà il monopolio del denaro per i gruppi bancari e per il digitale, sarà tassata secondo regole che saranno loro stessi dall’alto a decidere.

La domanda che voglio invece sollevare in questa sede senza soffermarmi ulteriormente sul senso del transito alla società cashless è un altra, ed una domanda di ordine pratico. Sappiamo che nell’estate scorsa è divenuto illegale per le attività non ammettere il pagamento tramite carte e POS. Detto altrimenti: dall’estate del 2022 i locali, le attività commerciali, i negozi debbono per legge accettare anche le carte, non si può più pagare solo in contanti.

Questa norma potrà apparire anche legittima, ma non è, allora, ugualmente necessario ammettere l’illegalità del pagamento che vieti l’uso del contante? Perché mai deve essere illegale non poter usare le carte e invece può benissimo essere legale non ammettere il pagamento mediante contanti? Perché mai, in altri termini, il consumatore dovrebbe per legge poter pagare con carte, come certamente è giusto, senza però poter scegliere anche per legge di poter pagare con i contanti come è ugualmente giusto? È una domanda credo molto semplice che tuttavia andrebbe davvero posta.

Il fatto che non si possa non utilizzare il POS e si possa invece a quanto pare, come accaduto a Milano, impedire di usare il contante già ci segnala come ci stiamo speditamente dirigendo verso una società cashless tutta a beneficio, si intende, dei ben noti gruppi finanziari. Quei gruppi che continuamente perorarono la causa del cashless giustificandola come abbiamo detto e in realtà mirano a produrre un ordine, ancora una volta, a loro vantaggio esclusivo.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro