“Con l’espressione latina par condicio si intendono quei criteri adottati dai mass-media nel garantire un’appropriata visibilità a tutti i partiti e/o movimenti politici”. Il che, nelle settimane immediatamente precedenti le elezioni si traduce in eguale spazio o trattamento per tutti candidati, una regola che – in linea teorica – dovrebbe garantire pari opportunità ad ognuno.
Tutto bello e giusto, no?
Poi però la realtà ci sveglia sempre bruscamente.
Già perché basta inserire due virgolette e quella opinione diventa un fatto, come quella ideologia diritto di cronaca, soprattutto se proveniente da organismi extranazionali. lo abbiamo visto con il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, che nei giorni scorsi ha addirittura dichiarato di avere paura di un’Italia a trazione centrodestra. Oggi è il turno del cancelliere Scholz, che come riporta Repubblica “spinge Letta” addirittura definendo FdI “postfascista”. E tanti saluti alla par condicio, tanto basta mettere due virgolette, no?
Come quelle del Ceo di Blackstone, che addirittura dedica un de profundis al premier uscente Mario Draghi: “Con te il mondo ha fiducia nell’Italia“, si legge nelle home page mainstream.

Insomma, par condicio sì, ma solo per gli interni. Possibilmente non dei media maggioritari. Per i piccoli insomma. Una sorta di ganascia al nuovo che avanza, facendo due conti.
Ma questa non è una difesa per qualcuno“, specifica in diretta Fabio Duranti, “ma per lo Stato di diritto“. Quello che dovrebbe garantire pari opportunità, che dovrebbe fare in modo che le cose siano lineari, e che magari dovrebbe far sì che la legge sia uguale per tutti. Magari.