Oggi, come Italexit, abbiamo l’amaro in bocca per i risultati delle elezioni. Non siamo riusciti a raggiungere la soglia del 3% che ci avrebbe permesso di entrare in Parlamento: un obiettivo per il quale abbiamo lavorato senza sosta e che fino alla fine sembrava alla portata. Il nostro elettorato di riferimento ha optato per il non voto.

Quindi, l’elettorato deluso dal sistema ha preferito non andare a votare facendo vincere il partito dell’astensionismo e premiando i partiti di sistema a discapito proprio dei piccoli partiti antisistema che si sono visti svuotare dei loro consensi, nonostante li avessero alla vigilia del voto. Questo, però, non deve essere per noi una battuta d’arresto ma deve essere uno stimolo a lavorare sui territori, anche perché non aver raggiunto l’obiettivo finale non vuol dire che non si siano raccolti frutti lungo il cammino.

Io ho un giornale con i dati davanti a me e mi rendo conto, per esempio, che Italexit ha preso il 2% dei voti. Impegno Civico, dell’attuale Ministro degli Esteri Luigi Di Maio – un personaggio con un’esposizione mediatica enorme – si è fermato addirittura allo 0,6%.
Noi Moderati, una sigla che comprende 3 partiti all’interno del medesimo contenitore – tra cui la sigla di Toti, attuale presidente della Regione Liguria, e la sigla di Lupi che è stato un Ministro italiano (persone molto esposte mediaticamente e che hanno fatto la campagna con la coalizione vincente) – si è fermato all’1,1%. Unione Popolare dell’ex sindaco di Napoli De Magistris – che nella mia regione ha avuto grande supporto da tutti i media regionali – si è fermato all’1,5%.

Quindi il 2% di Italexit – un partito nuovo che si presentava per la prima volta a delle elezioni nazionali e che ha raggiunto oltre 600mila elettori – sicuramente non può essere considerato una sconfitta, anche se il sogno di entrare alla prima occasione utile in Parlamento ovviamente è stato infranto. Immaginate, però, quante cose si possono fare da oggi in poi avendo questi numeri, avendo una rete ormai consolidata su tutto il territorio nazionale (dall’estremo sud all’estremo nord), una rete di attivisti, una rete di circoli, una rete di gruppi social che per due mesi hanno lavorato sinergicamente portando comunque un risultato dignitoso.

Vi ricordo che, noi che provenivamo dal fronte antisistema, venivamo chiamati gli “zero virgolisti” perché nessuno era mai riuscito ad andare oltre lo zero virgola. Invece abbiamo raggiunto il 2% alla prima elezione. Con questi numeri, che sono enormi, dobbiamo pensare ad una seria opposizione extraparlamentare. Abbiamo veramente i numeri per incidere nel paese e per poterci unire in una seria opposizione extraparlamentare, anche con altri partiti del fronte antisistema che anche hanno portato avanti un risultato dignitoso. Questa unione non è stata possibile, per questioni di tempi, prima delle elezioni. Era difficilissimo perché bisognava raccogliere le firme nel breve tempo e fondere, in pochi giorni, due o più partiti, stilare delle liste condivise da tutti e su quelle liste prendere le firme.

Tutto quello che è stato impossibile a causa del tempi proibitivi della campagna elettorale – che ci vedeva costretti ad un iter che doveva iniziare subito – è però possibile oggi. Abbiamo un bacino enorme di persone che hanno votato per il fronte antisistema, fronte che ora può lavorare in maniera congiunta per fare opposizione fuori dal Parlamento.

Io direi che dobbiamo iniziare subito a dare un segnale in questo senso. Dobbiamo organizzare subito una grossa manifestazione contro la guerra, contro le sanzioni alla Russia e quindi contro il conseguente caro energia, per poter salvare le piccole e micro imprese e le famiglie italiane. Dobbiamo farlo tutti uniti nella medesima piazza.

Quindi da oggi ci rimbocchiamo le maniche. Ringraziamo tutti gli elettori, ma da oggi inizia la vera opposizione nei luoghi che ci sono più congeniali. Torniamo tutti insieme nelle piazze quanto prima. Gli italiani hanno bisogno di noi, anche quelli che non ci hanno premiato ma che ci premieranno in futuro.

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo