La fine del Governo Draghi deve essere salutata come un giorno di festa per tutti gli italiani.

Molti mi scrivono: “Non corriamo il rischio di passare dalla padella alla brace?” No, Mario Draghi era la brace. Una brace accesa fin dal 1992, quando ha cominciato a bruciare, dopo la riunione sul Britannia, le aziende di stato (i gioielli di stato italiani) per poi passare alle banche pubbliche italiane e ancora bruciare miliardi di euro (in quel caso erano ancora lire) con i derivati di stato (quindi derivati fortemente voluti da Mario Draghi). Una brace che poi nel 2011 ha cominciato a bruciare altri miliardi di euro con lo Spread manipolato artatamente per permettere al cartello finanziario internazionale di commissariare l’Italia, con l’arrivo di Monti (e con la complicità di Mario Draghi), alla BCE. Una brace che ora stava cominciando a bruciare altri miliardi di euro di perdite nel comparto della manifattura, nel comparto industriale, con le sanzioni alla Russia.

Mario Draghi era quindi una brace, una brace che ha sempre bruciato tutti gli interessi del nostro paese, che ha bruciato miliardi sull’altare della finanza internazionale, sull’altare della finanza speculativa. Questo era Mario Draghi. Quella brace oggi – la brace di quel governo da lui guidato – si è finalmente spenta. Ora tocca a noi capire se vogliamo permettere al sistema di riaccenderne una nuova oppure vogliamo (metaforicamente) bruciare noi questo sistema e fornire finalmente un’alternativa. Badate bene, perché adesso siamo di fronte ad un paradosso che serve però a dimostrare quanto falsi siano i media italiani. Fino a ieri ci raccontavano che tutta l’Italia si stringeva intorno a Draghi, tutte le categorie si stringevano intorno a Draghi, oggi invece vivono nel terrore perché consapevoli che alle prossime elezioni gli italiani voteranno tutti quei partiti che non hanno appoggiato Draghi.

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