Ventimila ragazzi che ballano sulle note dei loro beniamini. I vari Ghali, Tananai, Myss Keta e Dargen D’Amico. ‘Love Mi’, il concerto che si è tenuto ieri in Piazza Duomo, a Milano, organizzato per beneficienza da Fedez, è stato un successo. E chi siamo noi per giudicare i gusti musicali dei giovanissimi, di fronte un’adunata del genere? E ok che c’è chi aspetta con trepidazione il prossimo concerto a Roma di Bruce Springsteen, ma in fondo c’è della poesia, per chi ce la vuole vedere almeno, anche in ‘Baby ritorna da me e metti via quella pistola’.

“Erano tutti adolescenti con delle facce da automi che sapevano a memoria le canzoni di questo Ghali e di altri personaggi ridicoli da un punto di vista musicale. Prima si riempivano le piazze per Bob Dylan e Joan Baez. Vedete che c’è un degrado anche in questo? Se questi ragazzi sono il nostro futuro, io francamente sono ancor più pessimista”. È tranchant il giudizio del Professor Alberto Contri, Docente di comunicazione sociale, sull’iniziativa milanese.

Che poi il problema non sono certo Ghali, Tananai et similia. La questione, come spesso accade, è un po’ più complessa. È la mediocrità generale il vero guaio per Contri. Una mediocrità dilagante, che finisce per inquinare ogni aspetto della vita quotidiana, oltre che ogni angolo della ‘cosa pubblica’. Anche perché, diciamocelo, tra le stanze dei bottoni di mediocrità ce ne è fin troppa, come hanno dimostrato gli ultimi (e non solo) eventi politici.

Sul punto, Contri, intervenuto in trasmissione, non ha dubbi: “Oggettivamente siamo circondati da ‘utili idioti’. Ieri sera il Professor Cacciari, nei suoi soliti brontolamenti, ne ha detta una finalmente chiarissima e cioè che questi ‘utili idioti’ da cui siamo circondati sono paradossalmente il male minore perché l’Italia, senza di essi, andrebbe subito in default: chi comanda il giro del fumo, ossia i soliti fondi di investimento, quei tre-quattro che governano il mondo, la Nato, l’America, vuole che al potere ci sia uno come Draghi o un simil-Draghi. Per cui noi, come Stato, siamo nella situazione per cui se non siamo aderenti a questa linea atlantista asservita agli interessi degli Stati Uniti, non siamo nessuno. Probabilmente il popolo non è consapevole del fatto che siamo troppo grandi per fallire, che costituiamo una parte importante dell’Unione europea. Potremmo tutto sommato provare a ricattarli, ma come si fa se chi ci governa è ricattato a sua volta e gli viene detto ‘tu sarai al potere se farai quello che ti dico io altrimenti ti sbatto subito fuori’? Io sto diventando un po’ pessimista davanti a tutto questo”.