Ci vuole una premessa costruttiva, prima di un’analisi che deve essere necessariamente spietata. Allora diciamo che non eravamo approdati a una sorta di rinascimento calcistico per una paio di partite dall’esito confortante, quanto a prestazioni e risultati; non siamo risprofondati nel medioevo tecnico per una sconfitta – per quanto strameritata e umiliante per il tabellino e la superiorità dell’avversario – nella seconda partita contro i tedeschi in pochi giorni. Certo che la sconfitta passa alla storia per il passivo, trattandosi peraltro di una gara ufficiale, non amichevole.

Arriviamo, ora, ai giudizi analitici, per i quali basterebbe il fotogramma di un Roberto Mancini svuotato e malinconico, quasi sempre seduto in panchina, nel corso del secondo tempo. Privo anche della forza necessaria per incazzarsi e sbraitare. Questa partita, con determinati uomini in campo dal primo minuto, è arrivata dopo giorni trascorsi a leggere valutazioni di mercato e titoli roboanti a proposito di alcuni azzurri, in particolare di quelli che vestono la maglia del Sassuolo.
Quaranta milioni, persino cinquanta per Raspadori o per Frattesi, ma non solo per loro due; con relative aste – o presunte tali – e ipotetiche bagarre di mercato. Numeri ipotetici, ai quali andrebbero contrapposti i numeri reali delle statistiche del primo tempo: Kimmich(60 tocchi e 48 passaggi), Gundogan (58 tocchi,45 passaggi). Per l’Italia: Barella(21,14 ), Cristante(22 ,9 ),
Frattesi(14 ,8 ). Tutto qua, o quasi tutto, perché poi ci si sono messe anche pesanti disattenzioni individuali e un calo di tensione indecoroso.

Perlomeno, smettiamola di giocare con le cifre e le quotazioni come se si trattasse di soldi del Monopoly.

Paolo Marcacci