Le sorti immaginifiche dell’entrata dell’ Italia nell’euro sembrano essersi arenate. A confermarlo i dati OCSE su salari e ore lavorate. A differenza degli altri paesi del Vecchio Continente, l’Italia dal 2000 al 2020 ha visto una contrazione dei salari reali degli italiani. I valori salariali dell’Italia hanno subito un calo significativo giungendo a valori precedenti a quelli del 2000. Tale decrescita si lega alla perdita del potere d’acquisto e dunque ad un calo dei consumi, motore del sistema produttivo.

Come mostra il prof. Valerio Malvezzi, i dati Ocse non solo mostrano tale riduzione dei salari ma allo stesso tempo, attraverso i dati sulle ore lavorate, smentiscono la presunta “pigrizia” italiana, concetto alimentato da una certa narrazione nord europea. I dati Ocse mostrano infatti come per ore lavorate gli italiani risultino al contrario tra i primi lavoratori nel complesso europeo.

L’analisi economica del prof. Valerio Malvezzi

Il problema del lavoro

Qual è il livello dei salari tra i Paesi più sviluppati? Questo primo grafico parla del salario medio reale annuo. Qui vengono confrontati alcuni paesi: Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e USA. L’Italia ha la barra più bassa di tutto il grafico e se la gioca con la Spagna, sopra ci sono tutti gli altri. L’Italia è l’unico tra i paesi sviluppati che ha valori più bassi dal 2000. Noi, in 20 anni, abbiamo verificato che l’Italia non ha avuto né una crescita di ricchezza, né una crescita di benessere. Altri paesi invece hanno avuto un miglioramento, soprattutto la Germania e per non parlare degli Stati Uniti che sono quelli che certamente hanno avuto un incremento del salario medio reale annuo più alto e ricordo ancora una volta che salari più alti vogliono dire maggiori possibilità di spesa e questo significa persone che sono in grado di consumare di più. Noi in Europa abbiamo cercato di difendere l’euro da effetti inflattivi ma, come abbiamo visto, non ci siamo affatto riusciti. Siamo invece riusciti a deprimere gli stipendi delle persone anche se ci avevano promesso di lavorare meno e guadagnare di più. Questo non è vero, perlomeno non lo è per l’Italia.

È un problema di mancanza di impegno? Assolutamente no. Le ore lavorate si stanno rallentando un po’, leggermente in tutto il mondo, grazie anche alle tecnologie l’uomo tende a lavorare meno. L’Italia però è tra i paesi che lavorano di più tra tutti quelli confrontati, è secondo solo agli Stati Uniti. Resta il fatto che è una balla il fatto che in Italia non si lavori, è uno dei paesi dove in media si lavora di più.

Cosa manca rispetto agli altri paesi? Riguardo il tasso di occupazione, è paradossale che rispetto agli altri paesi l’Italia è il fanalino di coda. Siamo quelli che lavorano di più ma allo stesso tempo quelli che hanno il numero più basso di occupazione. La percentuale di occupazione che dai 15 anni in più è nel mercato del lavoro è tra i più bassi del mondo. La Germania è cresciuta molto dall’entrata in vigore dell’euro mentre altri paesi sono stabili ma di un livello superiore al nostro. In sostanza a noi non ha giovato entrare nell’euro.

La domanda che mi pongo è: come possiamo uscire da questa situazione?