Nessun colpo di scena, Milan dunque, con merito largo, come il risultato dell’ultimo impegno, i gioielli del Sassuolo sono ninnoli a confronto di Leao e Maignan, Giroud e Tonali, Tomori e Kalulu, Theo Hernandez e Ibrahimovic.

Il calcio non tradisce, il Milan torna campione dopo undici anni di attesa, di una proprietà senza profilo chiaro e con equilibrio precario di conti e progetti, la prima volta di Paolo Maldini da dirigente, il primo scudetto di Stefano Pioli, il club è di nuovo al centro del teatro nostrano e viaggia verso il riscatto europeo, dopo un avvio intossicato dagli arbitri anche in champions league.

Il Milan ha vinto contro tutto, ha vinto sull’Inter che si è fatta male da sola, ha ribadito di essere competitiva fino all’ultima partita punita dall’errore di Bologna e con un futuro da disegnare per la proprietà cinese. Simone Inzaghi presenta due coppe nostrane ma l’eredità di Conte era pesantissima dopo alcune cessioni importanti.

Milano vive la sua notte magica, altrove c’è il fallimento imprevisto dell’Atalanta, fuori da tutto, la crisi di identità tecnica e contabile della Juventus trascinata su un binario morto dal suo allenatore che ha avuto il coraggio di dire “abbiamo concluso degnamente la stagione”, con dodici sconfitte, le tre ultime consecutive. La serie A chiude con il solito equivoco di errori arbitrali, gli episodi di razzismo a Roma, gli hooligans di Spezia Napoli, l’aspro verdetto della salvezza.

Tony Damascelli